Il Tesoro conferma: ci lavoriamo, ma la materia è complessa. Il provvedimento, atteso entro maggio, è essenziale per stabilire su quali attività pagare le tasse. Il gettito stimato dall’associazione dei Comuni è pari a 600 milioni, cifra sempre contestata dalla Cei.
di BARBARA ARDU’ e VALENTINA CONTE
Doveva essere una svolta storica. Per ragioni di equità, ma anche per evitare la procedura d’infrazione dell’Unione europea per aiuti di Stato. Eppure la tanto invocata estensione dell’Imu alla Chiesa rischia di trasformarsi in un clamoroso flop. Il decreto del ministero dell’Economia, atteso per la fine di maggio, ancora non esiste. E senza, dal primo gennaio 2013, la Chiesa continuerà a non pagare l’Imu. Così partiti, sindacati, fondazioni, associazioni. Una beffa.
La notizia, rilanciata dal quotidiano Milano Finanza, rimbalza nei corridoi di via Venti Settembre. L’imbarazzo è palpabile. “Nessuna proroga all’imposta, il decreto arriverà a breve e poi dovrà passare l’esame del Consiglio di Stato”, si affrettano a precisare, nel tentativo di stemperare il ritardo cronico del ministero dell’Economia. E non solo su questa materia, visto che il dicastero guidato da Grilli deve varare ancora tre quarti dei provvedimenti attuativi delle sette grandi riforme targate Monti. “Il ritardo si deve all’esame complesso della materia”, spiegano. “Ma questo non pregiudica la corretta applicazione della norma, anche perché la scadenza della prima rata è il 16 giugno 2013”.
Tutto vero. Peccato però che in base all’articolo 91 bis del Cresci-Italia, aggiunto con un emendamento firmato da Monti in persona e presentato dal premier in Senato lo scorso 27 febbraio, l’esenzione all’Imu “si applica in proporzione all’utilizzazione non commerciale dell’immobile quale risulta da apposita dichiarazione”. Dichiarazione da presentare entro il 2012 per pagare nel 2013, in base al modello disposto dal decreto del ministero. Che ancora non c’è. La Chiesa – e gli altri enti – non devono alcuna Imu sugli edifici o loro porzioni nei quali si svolge attività no profit, che non dà lucro, come il culto o il volontariato. Mentre “alla frazione di unità” in cui si fanno utili si applicano le regole valide per tutti gli altri proprietari.
Il punto è proprio questo. Un bar in parrocchia deve essere accatastato ex novo. Senza bisogno di decreto. Ma per tutte le superfici meno individuabili (la maggior parte) si procede in base a “un rapporto proporzionale” (il 10% commerciale, il resto no, ad esempio), secondo le modalità del regolamento “fantasma”. Il decreto, tra l’altro, dovrebbe precisare anche tutti i casi in cui escludere scuole e ospedali cattolici (ma anche altri enti) dall’Imu, come anticipato da Monti a febbraio. Esentati solo se non iscrivono utili a bilancio. Il gettito stimato (Anci) da questa porzione di Imu è pari a 600 milioni. Cifra sempre contestata dalla Cei (vescovi).
Scusatemi se vado un pó fuori tema ma tutti i privilegi ( fossero solo quegli) di cui gode il Vaticano mi porta a fare un ragionamento piú ampio…
Ci fottono come ci fottono i milionari che non contribuiscono ai fondi pensionistici e a tutti gli organi che reggono lo stato sociale. Siamo solo noi cantava Vasco….
Allora, dico io, perché votare questo sistema in mano alla partitocrazia, al servizio delle banche, del Vaticano, degli impresari, delle caste mafiose, delle logge massoniche segrete!!??
CI DOBBIAMO RENDERE CONTO CHE SIAMO VERAMENTE SOLO NOI: quindi dobbiamo puntare a chi ci stá vicino, a chi ha a cuore il territorio.
La crisi che sta vivendo la Sardegna la dice lunga sulle intenzioni del governo centrale riguardo competenze, diritti e doveri di un governo Regionale sempre al servizio di Roma se pur autonoma e con uno statuto speciale mai attuato in tutta la sua espressione.
Alcoa, Carbosulcis, Ottana, Porto Torres sono solo alcune realtà dove la politica centrale gioca le sue carte. Quindi pensare che i problemi dei lavoratori Sardi si risolve in breve termine é da sciocchi.https://www.zappadu.com/?feed=comments-rss2
Come dire: le ultime tendenze dei Sardi esausti, delusi da promesse non mantenute puntano sempre piú sui movimenti e l’aria che si respira é quella di allontanarsi sempre piú dalle morse ricattatorie del sistema partitocratico.
A Roma questo l’hanno capito, non a caso sono in atto atti “rivendicativi” . lo scotto da pagare in caso di capovolgimento degli schemi tradizionali é altissimo. Allo stato attuale siamo solo all’inizio; dal momento che sono gli stessi politici che dovrebbero essere puniti nelle prossime elezioni; cercheranno di fare tutto il possibile per rendere la vita difficile a chiunque solo sogna che ci possono essere altre forme di sviluppo o di sistema dirigenziale compatibile con le esigenze generali dei cittadini.
In effetti in Sardegna stanno dando forma alla solita sistematica intimidazione su larga scala:
Le voci piú frequenti nei palazzi sono per adesso solo accenni, come dire: “noi risolviamo i vostri problemi, voi dovrete darci tutto il vostro consenso elettorale, altrimenti Alcoa chiede, la miniera non avrà sviluppo sostenibile, e cosí per tutta l’industria Sarda”
Da secoli in Sardegna si vive sotto la stessa forma di ricatto, vogliamo che adesso non sia cosí!? Che siamo veramente a una svolta storica?
Io non ci credo tanto, conoscendo gli intercorsi mi pare giá scontato il risultato finale, loro ci fanno lavorare, e noi quatti quatti alle urne per farci inchiappettare uno per uno ancora una volta.
Affinché non la smettiamo di piangere e di aspettare che vengano da fuori per risolvere i nostri problemi, che poi sono causati dagli stessi che si fanno avanti per risolverli, e ci uniamo in una sola forza per organizzare da noi il nostro futuro guardando il territorio con le risorse che offre, saremo sempre deboli, succubi e manovrabili, sempre alla merce del miglior offerente per il nostra bel vivere e con le stesse nostre risorse.
Naturalmente il Vaticano a monte specula sulle nostre debolezze e ci rendono sempre attivi nel contribuire a rimpire le casse del signore…
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