IL NUOVO BANDITISMO
(cause e rimerdi)
Discorso pronunciato al Consiglio Regionale della Sardegna
nella seduta del 27 maggio 1971

ARMANDINO CORONA
CONSIGLIERE REGIONALE DEL P.R.I

 

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi,

 

Desidero innanzitutto esprimere la mia so lidarietà a tutte le vittime del banditismo ed ai loro familiari e, mi sia consentito in particolare di manifestare in questa sede la più fraterna solidarietà al I'amico Alberto MarioSaba augurandogli un pronto ritorno alla sua famiglia, alla sua attività di valente e probo professionista, ai suoi compiti di valido rappresentante del popolo in seno al Consiglio Comunale di Sassari, dove siede in rappresenza del P.R.I.

Mi pare debba essere sottolineato il ritardo con cui la Giunta ha voluto prospettare al Consiglio la propria diagnosi ed il proprio pensiero sul riacutiz zarsi del grave fenomeno del banditismo e, dei sequestri di persona, in particolare.

Ritardo che appare non giustificabile ove si pensi che gli episodi di violenza contro singoli e non solo contro singoli, hanno posto in tutta evidenza la accentuata gravità del problema dell'ordine pubblico che una società moderna e democratica deve tenere in massimo conto se non vuole assistere al progressivo indebolimento della fiducia dei cittadini verso lo Stato e la classe politica sia destinata al discredito, con l'inevitabile accentuazione dei fenomeni di qualunquismo sempre emergenti di fronte alla debolezza dei poteri di difesa della collettività organizzata attorno alle sue libere istituzioni.

Non posso perciò condividere il tentativo che mi pare sia emerso in taluno degli interventi tendente a dimostrare che in fondo nulla di nuovo si verifica in questo settore e che il fenomeno del banditismo di oggi non presenta novità nè di modo nè di luogo più gravi e diverse da quelle del passato.

Un tale tentativo va respinto perchè sostanzialmente:

&emdash; esprime una posizione conservatrice di idee e di prospettiva;

&emdash; tende a strumentalizzare un fenomeno che ha perso quei caratteri «del codice d'onore», che in altri tempi avevano accreditato la figura del bandito sardo spietato con i propri nemici, ma, oserei dire, quasi umano verso tutti gli altri.

Come non rilevare che aspetti nuovi, gravi e drammatici emergono dal triste fenomeno?

&emdash; si sequestrano donne, bambini e non si esita ad uccidere coloro che manifestano anche il pur minimo segno di resistenza legittima al sequestro (Solinas, Picciau, Manca, Ghitti);

&emdash; si: compiono sequestri nei centri cittadini e persino nelle case di abitazione (Caocci);

&emdash; si prelevano ostaggi che vengono trasportati percorrendo l'Isola senza che opportuni controlli ne scoraggino l'attuazione;

&emdash; sì taglieggiano professionisti ed imprese.

A mio parere siamo in presenza di una nuova realtà criminosa basata su strutture moderne e in dustrializzate del delitto, sostanzialmente più pericolose delle vecchie forme e come tali meritevoli di una nuova strategia, non solo a lungo termine, di prevenzione di repressione e di difesa, del cittadino.

Oserei dire che ove non si ponga riparo urgente potremmo trovarci in epoca non lontana di fronte a forme criminose che anche se non mafiose nell'organizzazione, potranno esserlo negli scopi e nei risultati .

Ritengo che la recrudescenza e la gravità del fe nomeno abbia le sue cause nazionali e locali.
La constatazione che atti criminosi si compiano quasi quotidianamente in tutte le regioni italiane: a Milano, come a Roma, in Calabria come in Liguria, in Sicilia come in Sardegna dimostra che siamo in presenza di un quadro generale di scollamento e di scadimento della presenza e dell'efficenza dello Stato e delle pubbliche istituzioni e che occorre urgentemente ripristinare la autorità e l'efficenza dello Stato e dei suoi poteri, così come li ha prefigurati ed indicati la Costituzione repubblicana. Non si tratta di invocare misure reazionare, ma di accentuare l'azione di difesa democratica dei singoli e della collettività. Nessuno può negare che troppi episodi di violenza si registrano tutti i giorni e che essi turbano profondamente la coscienza dei cittadini e dell'opinione pubblica:

&emdash; violenza nelle famiglie

&emdash;violenza nelle scuole

&emdash; violenza nelle fabbriche

&emdash;violenza nelle piazze

&emdash; violenza nelle campagne.

A questi elementi di ordine generale si aggiunga in Sardegna la considerazione del fatto che l'Isola si trova in una delicata fase di trapasso da un'economia arcaia ad un'economia nuova che stenta ad affermarsi e correlativamente al sorgere ed al manifestarsi di esigenze nuove che vengono poste dalla cosidetta civiltà dei consumi con la conseguente necessità di bruciare le tappe perchè si realizzino quegli obiettivi di progresso economico e sociale e di crescita civile cui aspira legittimamente il popolo sardo. Allo sfondo del triste fenomeno del banditismo stanno a mio parere:

&emdash; l'arretratezza secolare economico e sociale dell'Isola con tutte le contraddizioni nuove che unite alle vecchie non ci hanno consentito di uscire da una situazione di zona depressa;

&emdash; la carenza dei servizi e delle strutture sociali e civili, individuali e di massa;

&emdash; la insufficenza degli organici dei quadri della magistratura e degli organi ausiliari di questa con la conseguente lentezza nel rendere giustizia al cittadino onesto e di colpire il delinquente;

&emdash; l'inefficenza della prevenzione e della repressione;

&emdash; la mancata armonizzazione delle forze preposte alla tutela della sicurezza e tra queste e la magistratura.

Dopo purtroppo rilevare lo scarso apporto che pure era legittimo attendersi in questo specifico campo, dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni di criminalità in Sardegna. Si ha l'impressione che la Commissione abbia, almeno per quanto ci è dato sapere, preferito arricchire la letteratura sul banditismo e sulle sue lontane cause, anziche, come forse sarebbe stato meglio e più pertinente, dedicarsi ad una analisi attenta e puntuale delle cause attuali del fenomeno ed allo studio delle forme di tutela e di sicurezza nonché delle iniziative da sottoporre al giudizio dall'esame del parlamento. Alla nuova delinquenza industrializzata occorre e vero una strategia di fondo, cosidetta a lungo termine e questa non può non consistere nell'impulso rinnovatore che dovrà realizzarsi attraverso l'attuazione del Piano di Rinascita che rinnovi tutte le strutture dell'Isola avendo come soggetti attivi del processo di rinascita i sardi tutti. Ma occorre anche e direi, in questo momento soprattutto, un'azione volta ai tempi brevi:

&emdash; La Giunta Regionale deve d'intesa col Governo, porre in atto con carattere assolutamente urgente misure di intervento dirette a combattere e vincere la disoccupazione e la sottoccupazione;

&emdash; Per quanto ci è consentito dobbiamo chiedere che la Commissione di Inchiesta dedichi la sua attività ed indaghi sui recenti gravissimi sequestri;

&emdash; Si intervenga presso il Governo ed il Consiglio superiore della Magistratura perchè siano adeguati e coperti gli organici degli uffici giudiziari in Sardegna;

&emdash; Siano aggiornati i mezzi in dotazione alle forze preposte alla sicurezza, alle quali occorre dare tutti i presidi anche tecnici che possano renderle efficenti. E nel contempo sia elaborato un piano di emergenza per cui sia possibile, in ogni momento, l'intervento tempestivo in tutte le località dell'Isola.

Tutto questo è necessario ed è urgente. Ma sia chiaro che un'arma di difesa non secondaria è data dalla mobilitazione della opinione pubblica che deve ribellarsi a questo stato di cose: non basta la paura, lo sdegno; siamo in una fase negativa; occorre un atteggiamento positivo che isoli e sconfigga gli industriali del crimine e la loro organizzazione. Molto dipende dalle forze politiche, e dall'opinione pubblica tutta: gli strumenti democratici che la Costituzione ha dato al cittadino per concorrere a formare una collettività moderna e progredita, debbono essere responsabilmente utilizzati.

Si tratta di sconfiggere un fenomeno che è di ostacolo al processo di sviluppo e di rinascita della nostra terra.

Noi crediamo in questo sviluppo e nella rinascita e, per quanto riguarda il P.R.I., faremo quanto ci è possibile perchè la Sardegna sia terra di uomini liberi, di lavoratori onesti che aspirano ad un sempre maggiore benessere sociale e civile, che credono che questo progresso è possibile conseguire nella legalità democratica indicata dalla Costituzione e dallo Statuto autonomistico.