Signor Presidente, Onorevoli
Colleghi,
Desidero innanzitutto
esprimere la mia so lidarietà a tutte le
vittime del banditismo ed ai loro familiari e, mi
sia consentito in particolare di manifestare in
questa sede la più fraterna
solidarietà al I'amico Alberto
MarioSaba
augurandogli un pronto ritorno alla sua famiglia,
alla sua attività di valente e probo
professionista, ai suoi compiti di valido
rappresentante del popolo in seno al Consiglio
Comunale di Sassari, dove siede in rappresenza del
P.R.I.
Mi pare debba essere
sottolineato il ritardo con cui la Giunta ha voluto
prospettare al Consiglio la propria diagnosi ed il
proprio pensiero sul riacutiz zarsi del grave
fenomeno del banditismo e, dei sequestri di
persona, in particolare.
Ritardo che appare non
giustificabile ove si pensi che gli episodi di
violenza contro singoli e non solo contro singoli,
hanno posto in tutta evidenza la accentuata
gravità del problema dell'ordine pubblico
che una società moderna e democratica deve
tenere in massimo conto se non vuole assistere al
progressivo indebolimento della fiducia dei
cittadini verso lo Stato e la classe politica sia
destinata al discredito, con l'inevitabile
accentuazione dei fenomeni di qualunquismo sempre
emergenti di fronte alla debolezza dei poteri di
difesa della collettività organizzata
attorno alle sue libere istituzioni.
Non posso perciò
condividere il tentativo che mi pare sia emerso in
taluno degli interventi tendente a dimostrare che
in fondo nulla di nuovo si verifica in questo
settore e che il fenomeno del banditismo di oggi
non presenta novità nè di modo
nè di luogo più gravi e diverse da
quelle del passato.
Un tale tentativo va respinto
perchè sostanzialmente:
&emdash; esprime una
posizione conservatrice di idee e di prospettiva;
&emdash; tende a
strumentalizzare un fenomeno che ha perso quei
caratteri «del codice d'onore», che in
altri tempi avevano accreditato la figura del
bandito sardo spietato con i propri nemici, ma,
oserei dire, quasi umano verso tutti gli altri.
Come non rilevare che aspetti
nuovi, gravi e drammatici emergono dal triste
fenomeno?
&emdash; si sequestrano
donne, bambini e non si esita ad uccidere coloro
che manifestano anche il pur minimo segno di
resistenza legittima al sequestro (Solinas,
Picciau, Manca, Ghitti);
&emdash; si: compiono
sequestri nei centri cittadini e persino nelle case
di abitazione (Caocci);
&emdash; si prelevano ostaggi
che vengono trasportati percorrendo l'Isola senza
che opportuni controlli ne scoraggino l'attuazione;
&emdash; sì
taglieggiano professionisti ed imprese.
A mio parere siamo in
presenza di una nuova realtà criminosa
basata su strutture moderne e in dustrializzate del
delitto, sostanzialmente più pericolose
delle vecchie forme e come tali meritevoli di una
nuova strategia, non solo a lungo termine, di
prevenzione di repressione e di difesa, del
cittadino.
Oserei dire che ove non si
ponga riparo urgente potremmo trovarci in epoca non
lontana di fronte a forme criminose che anche se
non mafiose nell'organizzazione, potranno esserlo
negli scopi e nei risultati .
Ritengo che la recrudescenza
e la gravità del fe nomeno abbia le sue
cause nazionali e locali.
La constatazione che atti criminosi si compiano
quasi quotidianamente in tutte le regioni italiane:
a Milano, come a Roma, in Calabria come in Liguria,
in Sicilia come in Sardegna dimostra che siamo in
presenza di un quadro generale di scollamento e di
scadimento della presenza e dell'efficenza dello
Stato e delle pubbliche istituzioni e che occorre
urgentemente ripristinare la autorità e
l'efficenza dello Stato e dei suoi poteri,
così come li ha prefigurati ed indicati la
Costituzione repubblicana. Non si tratta di
invocare misure reazionare, ma di accentuare
l'azione di difesa democratica dei singoli e della
collettività. Nessuno può negare che
troppi episodi di violenza si registrano tutti i
giorni e che essi turbano profondamente la
coscienza dei cittadini e dell'opinione pubblica:
&emdash; violenza nelle
famiglie
&emdash;violenza nelle scuole
&emdash; violenza nelle
fabbriche
&emdash;violenza nelle piazze
&emdash; violenza nelle
campagne.
A questi elementi di ordine
generale si aggiunga in Sardegna la considerazione
del fatto che l'Isola si trova in una delicata fase
di trapasso da un'economia arcaia ad un'economia
nuova che stenta ad affermarsi e correlativamente
al sorgere ed al manifestarsi di esigenze nuove che
vengono poste dalla cosidetta civiltà dei
consumi con la conseguente necessità di
bruciare le tappe perchè si realizzino
quegli obiettivi di progresso economico e sociale e
di crescita civile cui aspira legittimamente il
popolo sardo. Allo sfondo del triste fenomeno del
banditismo stanno a mio parere:
&emdash; l'arretratezza
secolare economico e sociale dell'Isola con tutte
le contraddizioni nuove che unite alle vecchie non
ci hanno consentito di uscire da una situazione di
zona depressa;
&emdash; la carenza dei
servizi e delle strutture sociali e civili, individuali e di massa;
&emdash; la insufficenza
degli organici dei quadri della magistratura e degli organi ausiliari
di questa
con la conseguente
lentezza nel rendere giustizia al cittadino onesto
e di colpire il delinquente;
&emdash; l'inefficenza della
prevenzione e della repressione;
&emdash; la mancata
armonizzazione delle forze preposte alla tutela
della sicurezza e tra queste e la magistratura.
Dopo purtroppo rilevare lo
scarso apporto che pure era legittimo attendersi in
questo specifico campo, dalla Commissione
parlamentare di inchiesta sui fenomeni di
criminalità in Sardegna. Si ha l'impressione
che la Commissione abbia, almeno per quanto ci
è dato sapere, preferito arricchire la
letteratura sul banditismo e sulle sue lontane
cause, anziche, come forse sarebbe stato meglio e
più pertinente, dedicarsi ad una analisi
attenta e puntuale delle cause attuali del fenomeno
ed allo studio delle forme di tutela e di sicurezza
nonché delle iniziative da sottoporre al
giudizio dall'esame del parlamento. Alla nuova
delinquenza industrializzata occorre e vero una
strategia di fondo, cosidetta a lungo termine e
questa non può non consistere nell'impulso
rinnovatore che dovrà realizzarsi attraverso
l'attuazione del Piano di Rinascita che rinnovi
tutte le strutture dell'Isola avendo come soggetti
attivi del processo di rinascita i sardi tutti. Ma
occorre anche e direi, in questo momento
soprattutto, un'azione volta ai tempi brevi:
&emdash; La Giunta Regionale
deve d'intesa col Governo, porre in
atto con carattere assolutamente urgente misure di
intervento dirette a combattere e vincere la
disoccupazione e la sottoccupazione;
&emdash; Per quanto ci
è consentito dobbiamo chiedere che la Commissione di Inchiesta
dedichi la sua
attività ed
indaghi sui recenti gravissimi sequestri;
&emdash; Si intervenga presso
il Governo ed il Consiglio superiore
della Magistratura perchè siano adeguati e
coperti gli organici degli uffici
giudiziari
in Sardegna;
&emdash; Siano aggiornati i
mezzi in dotazione alle forze preposte
alla sicurezza, alle quali occorre dare tutti i presidi anche tecnici che
possano renderle efficenti. E nel contempo sia
elaborato un piano di emergenza per cui sia
possibile, in ogni momento,
l'intervento tempestivo in tutte le località
dell'Isola.
Tutto questo è
necessario ed è urgente. Ma sia chiaro che
un'arma di difesa non secondaria è data
dalla mobilitazione della opinione pubblica che
deve ribellarsi a questo stato di cose: non basta
la paura, lo sdegno; siamo in una fase negativa;
occorre un atteggiamento positivo che isoli e
sconfigga gli industriali del crimine e la loro
organizzazione. Molto dipende dalle forze
politiche, e dall'opinione pubblica tutta: gli
strumenti democratici che la Costituzione ha dato
al cittadino per concorrere a formare una
collettività moderna e progredita, debbono
essere responsabilmente utilizzati.
Si tratta di sconfiggere un
fenomeno che è di ostacolo al processo di
sviluppo e di rinascita della nostra terra.
Noi crediamo in questo
sviluppo e nella rinascita e, per quanto riguarda
il P.R.I., faremo quanto ci è possibile
perchè la Sardegna sia terra di uomini
liberi, di lavoratori onesti che aspirano ad un
sempre maggiore benessere sociale e civile, che
credono che questo progresso è possibile
conseguire nella legalità democratica
indicata dalla Costituzione e dallo Statuto
autonomistico.