Questo capitolo
ha lo scopo di ricostruire le vicende degli ultimi due
sequestri, quello di Giuseppe Soffiantini e di Alessandra
Sgarella. Al di là di quanto possano chiarire, circa
un fenomeno come i sequestri di persona assai complesso e
vario, le analisi sociologiche e criminali, riteniamo che il
racconto dettagliato, addirittura pignolo come possono
essere gli atti ufficiali di una Procura, degli ultimi due
casi di sequestro di cui il Paese per mesi e mesi ha
discusso, possa veramente rendere l'idea di cosa vuol dire
una indagine per sequestro di persona. Per questo motivo la
ricostruzione degli awenimenti è affidata per intero
ai documenti prodotti durante gli accertamenti della
magistratura.
In questo capitolo
non si parlerà del sequestro di Silvia Melis,
essendoci ancora delle indagini in corso da parte della DDA
di Cagliari. Ma ancora di più intendiamo con questo
capitolo evidenziare le differenze esistenti tra un
sequestro sardo ed uno calabrese, le diverse metodologie
investigative di due Procure e soprattutto, per il dibattito
che hanno aperto nel Paese, due diverse strade per la
risoluzione dello stesso reato.
E interessante, ai
fini di cogliere meglio le differenze tra il seque strosardo
e quello calabrese, quanto ha detto il dottor Manganelli
nella sua audizione:
"qualche anno fa le differenze tra il
sequestro sardo e quello calabrese erano più
spiccate; dico di più: dal primo contatto si riusciva
ad intuire la matrice del sequestro; era sufficiente la
prima lettera, la descrizione delle modalità in
prospettiva del pagamento del riscatto per capire chi poteva
aver fatto il sequestro; di quale matrice cioè si
trattasse. Qualche anno fa si riusciva sicuramente a capire
sin dall'inizio le differenze fra i vari sequestri; abbiamo
poi cominciato a vedere che il sistema impazziva
poiché si trovava il calabrese nel sequestro sardo e
viceversa; il sardo campidanese nel sequestro barbaricino;
le modalità tipicamente sarde nel sequestro calabrese
e viceversa; abbiamo attribuito tutto ciò alle comuni
carcerazioni che portavano ad uno scambio di opinioni
sull'andamento del crimine e quindi sulle opportunità
di mutuare le diverse esperienze. Oggi è pertanto
più complicato fare tali affermazioni. Fatta questa
doverosa premessa per evitare generalizzazioni che
potrebbero poi essere sintomo di banalità, nel
sequestro calabrese effettivamente non è stato
infrequente il passaggio da un gruppo all'altro: la famiglia
che aveva il compito di sequestrare e che non sapeva
assolutamente più niente di quello che sarebbe
successo; chi gestisce il sequestro e tiene l'ostaggio o
addirittura chi gestisce il sequestro e che costituisce
un'ulteriore cellula separata. La logica dei compartimenti
stagno si è rilevata nei sequestri calabresi e non
nei sequestri sardi.
Una
qualche mancanza di lealtà, chiamiamola cosi, nel
momento della trattativa e dell'accordo: nel sequestro
calabrese è accaduto più volte che dopo
l'accordo qualcuno abbia detto: "Abbiamo scherzato, questa
è solo la prima rata, preparatevi alla seconda,
perché l'ostaggio non lo rilasciamo"; nel sequestro
sardo non mi risulta che ciò sia avvenuto. Un'altra
caratteristica che li distingue è il pagamento
rateale del riscatto. E comune la figura del garante; il
rivolgersi allo "zio Ciccio", ad una persona influente, "il
sindaco del rione Sanità", che in qualche modo sa e
nel quartiere può risolvere il problema, è una
tendenza che devo dire non ri scontriamo in altre aree
geografiehe e che accomuna Calabria e Sardegna, però
la mediazione organizzata, o meglio l'intermediazione
consacrata in un sistema, in Calabria - che mi risulti - non
si è realizzata.
In
Calabria può essere piuttosto ordinario il ricorso da
parte della famiglia del sequestrato alla persona che si sa
essere influente nel campo della criminalità
organizzata e che, magari, ha qualche rapporto con la
famiglia della vittima e, come gli si chiede di recuperare
una macchina rubata, allo stesso modo gli si domanda di
cercare di stabilire un contatto con i sequestratori, anche
per non avere la delusione ed il problema che dopo l'accordo
questo si riveli vano e vi sia la richiesta di un'ulteriore
rata".
C'è un filo
che sembra legare i sequestri Soffiantini e Sgarella. In
entrambi i casi la magistratura ha individuato i
responsabili arrivando alla cattura di numerose
persone.