A Lula regna il silenzio, nessun lenzuolo bianco è stato appeso come invece è accaduto ad Orgosolo, Bitti e Mamoiada
LULA - Tre donne siedono nella penombra afosa del tinello. Fuori, un mezzogiorno accecante, le strade deserte, un silenzio indifferente. Si ferma a Lula, neanche duemila anime, Barbagia profonda, l' ottimismo della volontà nella domenica dei lenzuoli bianchi. Solo quattro teli dondolano dai balconi e dalle finestre serrate. Uno lo ha appeso il prete. Qui l' appello contro l' omertà è stato quasi ignorato. Dalla casa a due piani, vicino al municipio, non si affacciano i drappi della solidarietà a Farouk. Delle tre donne ci schiude la porta la più vecchia, tutta in nero, uno scialle che le avvolge il viso segnato. E' Adelina Boe, la madre di Matteo detto "Papillon". Il tam-tam dei sospetti vorrebbe proprio l' imprendibile Matteo non estraneo al sequestro Kassam. Attorno al tavolo, siede la sorella del latitante, Sebastiana, per tutti Tanina. C' è anche Laura Manfredi, la moglie, emiliana di Castelvetro, che si innamorò del fascinoso Matteo quando entrambi erano studenti d' Agraria a Bologna, nei primi anni Ottanta. Oggi Laura, una Bruna dal profilo affilato, è mamma di due bambini, un maschio e una femmina, nati quando Boe era già "inquilino dei boschi", condannato per il rapimento di Sara Niccoli. Ma pare che i suoi occhi di ghiaccio siano ben impressi nella memoria anche di Giulio De Angelis, e di Silvana Dall' Orto. Fu Laura a organizzare la leggendaria fuga in gommone dall' Asinara del suo uomo, nell' 86. Impresa senza precedenti. Tanina ci offre da bere. "Potete immaginare quanto ci faccia soffrire tutto ciò". "Questo sequestro ci addolora due volte: per Farouk e per la sua famiglia, naturalmente, ma anche per tutte le brutte cose che sono state dette e scritte su Matteo. E se è violenza, come è violenza, il sequestro di un bambino, dovete però capire che è violenza anche quella fatta su di noi". Da chi? Tanina: "Dai giornali, innanzitutto". Incalza donna Adelina: "Sono state pubblicate tante frottole". Nella casa di una famiglia onesta e rispettata prima delle "imprese" di Papillon. La sorella, 37 anni, è segretaria della scuola elementare. Adelina, la matriarca, ha 78 anni, è vedova. Laura, la nuora emiliana, 32 anni, si è trasferita a Lula questa primavera e bada ai figli. Perché non avete messo i teli alla finestra? Tanina, lo sguardo teso: "Perché non crediamo a questo genere di cose. E' come quando si fanno gli attentati, qui in paese. Si fanno le manifestazioni ma poi non cambia nulla. Questo non significa che non siamo solidali. Il sequestro è un reato gravissimo, quello di un bambino poi... Ma ci angoscia che senza prove si ripeta ogni volta il nome di Matteo. Lui c' è cascato, è vero, quando rapì Sara Niccoli. Lo ha anche ammesso in tribunale". In carcere, Boe doveva restarci fino al 2002, ma evase due mesi dopo la condanna. Domandiamo: c' è solidarietà a Lula o vince l' omertà? Adelina: "Andate a chiederlo in giro, noi non saremmo oggettivi. Del resto, Lula è stata descritta come il paese delle belve feroci". Tanina: "Siamo stati educati tutti secondo principi di rettitudine. Non abbiamo altro da aggiungere, abbiamo detto anche troppo". La madre: "Ecco, bravi, fate come se non foste mai venuti". Matteo era il più piccolo dei tre figli, era anche il cocco di casa? Donna Adelina: "Per me i figli sono tutti uguali. Matteo me lo voglio ricordare come era l' ultima volta che lo vidi tanto tempo fa, alto e bello. Del rapimento della Niccoli non parliamo più, è una faccenda che ci fa ancora male". Adesso interviene Laura, e la sua voce è una lama: "Perché siete venuti qui? Vi hanno forse sfrattato dalla villa dei Kassam? Se volete sapere qualcosa chiedetela ai magistrati, a Parisi, al capo della polizia che sostiene di sapere tutto. E' strano che la mattina dopo il rapimento di Farouk il nome di Boe fosse già sui giornali. Lui non è uno stinco di santo, ma questa è una condanna fondata sul nulla". La porta si richiude alle nostre spalle. Lula è affogata nello stesso silenzio. Ma domenica, il grido dei lenzuoli bianchi in Sardegna s' è fatto sentire. Erano almeno quaranta esposti a Orgosolo, cuore della Barbagia. A centinaia sono spuntati a Bitti, Mamoiada, Cagliari, Sassari, Oristano. Anche altre città del "continente" si sono imbiancate. "C' è in giro un gran bisogno di ' bucato' ", commentava ieri lo sponsor di questa protesta civile, Sergio Zavoli, con cauta soddisfazione. E don Antonio Riboldi, che s' era offerto come ostaggio in cambio di Farouk, osservava: "La gente sembra aver compreso che combattere la mafia, la camorra o i banditi è compito di tutto il paese". Pietro Meloni, da ieri vescovo di Nuoro, ha incontrato nel pomeriggio i Kassam a Porto Cervo. Lui, da monsignore, preferisce affidarsi alla "speranza di un miracolo". E prega. Prega invocando il dio degli ismailiti: "Inshallah, quando sarà il giorno che dio vorrà, anche Farouk tornerà libero".