La storia di Grazianeddu, tra omicidi, sequestri e leggendarie evasioni. Nel 1991 la libertà vigilata
TORINO - "Grazianeddu Mesina tratta per liberare Farouk". La notizia, prima smentita e poi confermata con qualche imbarazzo era filtrata tre settimane fa, poche ore dopo che qualcuno aveva recapitato alla famiglia l' orecchio tagliato al piccolo ostaggio. Subito il presidente del tribunale di sorveglianza di Torino, Pietro Fornace, aveva telefonato a Graziano Mesina, nella casa di Asti dove si era rifugiato non appena scarcerato in libertà vigilata. Il magistrato voleva sapere quanto fondamento vi fosse nelle voci secondo le quali l' ex "re del supramonte", aveva approfittato dell' ultima "licenza", dicei giorni, concessagli non solo e non tanto per visitare l' anziana madre ad Orgosolo, ma soprattutto per fare da mediatore nelle difficili trattative tra la famiglia Kassam e i banditi. Molti si aspettavano che, mentre lo sdegno e la tensione per il trattamento riservato al piccolo ostaggio, erano al massimo in tutto il paese, il breve viaggio in Sardegna e l' eventuale ruolo di Mesina nel rapimento potessero costargli assai cari, e che il giudice avrebbe ristretto la sua libertà. Al contrario, il giorno dopo aver parlato con Mesina, il dottor Fornace rilasciò una dichiarazione volutamente ambigua: "Durante la sua licenza in Sardegna, Graziano Mesina non ha commesso alcuna violazione del regolamento. Se è stato avvicinato da qualche esponente dei servizi segreti o delle forze dell' ordine, e se gli è stato chiesto di intervenire, io non lo so. Ma se ha fatto qualcosa lo ha fatto a fin di bene". Così, nell' ultima e terribile pagina di storia del banditismo sardo, è ricomparso clamorosamente alla ribalta della cronaca la figura di Graziano Mesina, già protagonista, a partire dal 1956, della saga di violenze e di faide che hanno scosso la Sardegna fin dal dopoguerra. Una vicenda segnata da omicidi, clamorosi sequestri si persona, vendette familiari, tradimenti, lunghe latitanze, ma soprattutto da un incredibile numero di evasioni che gli sono valse uno dei suoi tanti soprannomi, la "primula rossa" di Orgosolo. Tutto comincia nel 1956, con il primo arresto. Grazianeddu, nato il 4 aprile del 1942, ha solo 14 anni. Lo sorprendono a sparare in una strada di Orgosolo. Sei anni dopo, per quel fatto, sarà condannato a 7 mesi di carcere. Sua madre, uno dei personaggi chiavi nella storia del "numero uno del banditismo sardo", non lascia presentare appello al suo legale e lo costringe a scontare tutta la pena in cella. I sequestri di persona diventano la prima grande impresa criminale di Grazianeddu. Uno, fra gli altri, quello di Pietrino Crasta, un ricco proprietario di terre rapito nel luglio del 1960 e ucciso poco dopo. Di quel delitto sono accusati i due fratelli di Mesina che, appena uscito di prigione, aiuta il fratello maggiore ad individuare i veri colpevoli. Subito dopo però un tentativo di omicidio lo fa tornare molto presto in carcere. E' l' 11 maggio del 1962: mentre lo trasferiscono da Sassari a Nuoro, Graziano Mesina riesce a fuggire dal treno gettandosi giù con i ferri ai polsi ma è ripreso. Lo stesso anno, mentre è latitante, lo informano che suo fratello Giovanni è stato ucciso e sfregiato. E' un' onta da lavare col sangue. Mesina crede di individuare il colpevole in Giuseppe Muscau detto "Grussotto". Il 13 novembre, il re del supramonte uccide il fratello minore del suo rivale, Andrea Muscau. Per arrestarlo, lo stordiscono con un colpo di bottiglia sulla testa, poi lo processano e lo condannano a 24 anni di carcere. La leggenda è cominciata: per tutta la vita si batterà per affermare due concetti: la "maledizione" che lo ha portato ad essere braccato e a diventare un assassino, e la "balentia", qualcosa che sta tra la lealtà, il coraggio, l' onore e la spericolatezza. Dopo due nuovi tentativi, andati a vuoto, di evadere dal carcere dov' è rinchiuso per l' omicidio Muscau, Grazianeddu riesce ad andarsene dal "San Sebastiano" di Sassari. E' forse la più clamorosa tra le sue evasioni: Mesina porta con sé l' ex legionario spagnolo Miguel Atienza. La latitanza durerà fino al 26 marzo del 1968. Per tutti Mesina è il "regista" dell' industria del sequestro in Sardegna, l' uomo che ha trasformato quella che è un' antica vendetta tra clan divisi da faide sanguinose in un crimine capace di fruttare denaro. Continuerà sempre a tentare di evadere: "Io sono fatto così, quando sono dentro devo trovare il modo di scappare", dice senza cercare altre giustificazioni. Mesina subisce una condanna all' ergastolo al processo contro l' Anonima sequestri, mentre sarà assolto in appello dall' accusa di aver ucciso insieme ad Atienza due agenti di polizia. Dopo un' evasione da Lecce nel ' 76, Grazianeddu scappa per l' ultima volta il 12 aprile dell' 85. Lo ritrovano poche settimane dopo a Milano, nascosto in casa di amici, in compagnia di una ragazza che è rimasta affascinata dal suo personaggio. Il 18 ottobre del 1991, gli viene concessa la libertà vigilata. Dei "vecchi amici" lo aiutano a sistemarsi in provincia di Asti dove trova un lavoro.