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 la Repubblica - Mercoledì, 15 luglio 1992 - pagina 19
Il figlio Andrea scomparso nel ' 89
L' AMAREZZA DI CORTELLEZZI ' LO STATO CI HA SCORDATI'

TRADATE - "Avrei voluto tanto avere anch' io un Mesina che mi aiutasse a liberare mio figlio. L' ho cercato, ma purtroppo non l' ho mai trovato. Lo Stato con me ha fallito e adesso mi ha dimenticato. L' ultima speranza che mi rimane è l' intervento del presidente Scalfaro, una persona per bene, che ho avuto occasione di conoscere e che stimo profondamente. Voglio andare a trovarlo, visto che è di Novara, a pochi chilometri da qui, e chiedergli di darmi una mano a ritrovare mio figlio". Poi, una frase tagliente come una sciabolata: "Mi basterebbe che per la liberazione di un Cortellezzi qualunque e degli altri quattro sequestrati dimenticati lo Stato si impegnasse almeno la metà di quanto si è impegnato per liberare Farouk". ella sua villetta di mattoni rossi, alle porte di Tradate, l' ingegner Pierluigi Cortellezzi, padre di Andrea, sequestrato il 17 febbraio dell' 89, quando aveva 21 anni, continua ad aspettare che i rapitori si facciano vivi, anche se da tre anni non ha più notizie. Anche se sa benissimo che molti pensano che per suo figlio non ci siano più speranze. Il comitato "Tradate per Andrea" ha diffuso ieri un comunicato in cui esprime soddisfazione per la liberazione di Farouk, ma in cui si fa un appello affinché ci si impegni adesso a liberare gli altri sequestrati. "Sono felice della liberazione di Farouk. E provo una grande invidia per Fateh Kassam che ha potuto riabbracciare suo figlio - confessa Cortellezzi - Per suo figlio si sono mosse le televisioni, i giornali, le Forze Armate, l' intera Costa Smeralda. E per il mio? Anche a mio figlio hanno tagliato un orecchio, che è custodito presso l' Istituto di medicina legale di Varese. Le analisi dicono che è stato tagliato con un paio di forbici. Quello che chiedo è di ritrovare il resto del suo corpo. Vivo o morto che sia". Poi se la prende con la legge sui sequestri di persona: "E' una legge intralcio. Una legge contro le famiglie dei sequestrati. Una legge che non ha certo impedito i sequestri e i pagamenti. Ma che ha reso solo più difficili le liberazioni dei sequestrati. Una legge ipocrita, che quando fa comodo viene scavalcata perfino dallo Stato. E' evidente che la cosiddetta "linea dura" è una clamorosa presa in giro. Quello che conta è il risultato. E i risultati si ottengono trattando con i rapitori, come è stato fatto nel caso di Farouk".