I parenti degli ostaggi sfilano al Viminale ' Non scordatevi di chi non è più tornato'
ROMA - La telefonata del Presidente arriva a metà mattinata. Poche parole di conforto e di fiducia accompagnate da una promessa: "Faremo del tutto per riportare suo figlio a casa". Sensibile ad un dramma che si trascina dal febbraio del 1989, Oscar Luigi Scalfaro ha voluto manifestare di persona la sua partecipazione all' incubo della famiglia Cortellezzi. Dall' altro capo del filo c' era un uomo distrutto dall' angoscia, teso, logorato dallo stress che in questi tre anni di attesa gli ha provocato un principio di labirintite. Ha perso il senso dell' orientamento e non sempre riesce a mantenere un saldo equilibrio psicomotorio. Lo Stato, tra mille polemiche, riesce a strappare un prigioniero all' Anonima. Ma la liberazione di Farouk Kassam ripropone con forza l' inferno degli altri. Di quelli che restano ancora nella mani delle bande di rapitori, inghiottiti nel nulla, la cui liberazione è appesa ad un filo di speranza. Un filo che non si spezza mai. Ma terribilmente esile. Cinque ostaggi, quattro uomini e una donna. Due anziani, due giovani e una signora di mezza età. Nomi e cognomi noti che si sono persi nelle cronache del tempo. Andrea Cortellezzi, Mirella Silocchi, Vincenzo Medici, Giancarlo Conocchiella, Pasquale Malgeri. Sul loro conto si sa poco. Le fasi del sequestro, i contatti tra familiari e rapitori, le estenuanti trattative, le minacce, le pressioni, le lettere disperate spesso accompagnate da pezzi d' orecchio come barbaro ultimatum. La vicenda del piccolo Farouk ha da pezzi d' orecchio come barbaro ultimatum. La vicenda del piccolo Farouk ha riacceso le speranze dei familiari dei rapiti. Il padre di Andrea, l' ingegner Pierluigi Cortellezzi, ha lanciato un accorato appello lunedì scorso. "Complimenti al capo della Polizia Parisi e al neoministro dell' Interno Mancino per la liberazione del piccolo Farouk. Voglio ricordare a questi signori che esiste, o esisteva, anche mio figlio: si chiama Andrea, Andrea Cortellezzi, ed è stato sequestrato il 17 febbraio del 1989. Aveva 21 anni". Il capo della Polizia ha raccolto l' appello. Ha telefonato all' ingegnere di Tradate, grosso centro del Varesotto, e lo ha invitato a Roma. Ma Cortellezzi non è venuto solo. I parenti dei dannati dell' Anonima, dei dimenticati, dei dispersi dell' Aspromonte sono arrivati in gruppo. Il ministro dell' Interno, Nicola Mancino, li ha ricevuti tra mercoledì pomeriggio e ieri mattina insieme al capo della Polizia, prefetto Vincenzo Parisi. L' altro giorno è stata la volta della signora Audina Marcellini, moglie di Giancarlo Conocchiella, medico, sequestrato a Briatico, in provincia di Catanzaro. Il professionista aveva 34 anni quando è stato rapito. La banda che lo tiene in ostaggio ha fornito una prova della sua esistenza in vita il 21 agosto del 1991, quattro mesi dopo averlo prelevato. Poi, il silenzio. Da quasi un anno. C' erano anche le figlie di Pasquale Malgeri, 71 anni, anche lui medico. Un medico radiologo di Siderno, nel cuore della Locride. Venne prelevato da un gruppo di banditi la sera del 7 ottobre del 1991. Di lui si sono avute notizie fino al 23 dicembre dello stesso anno. Poi, anche in questo caso, il silenzio. Il colloquio è durato a lungo. E tutti hanno chiesto informazioni, novità. Hanno invitato Mancino e Parisi a intensificare le indagini e fare ogni sforzo per far tornare a casa i loro congiunti. Nel comunicato, diffuso dal Viminale, si afferma che il ministro "ha dato disposizioni ai vertici delle forze dell' ordine di intensificare le attività di investigazione relative a tutti i sequestri ancora in atto, e di aggiornare i piani di azione coordinandoli d' intesa con la magistratura". Ieri mattina, il mesto pellegrinaggio è proseguito con la visita dell' ingegner Cortellezzi. Il suo è un caso altamente drammatico e umanamente disperato. Il padre di Andrea non si è mai arreso ad una realtà, dura da accettare, ma che il tempo sembra confermare inesorabilmente. Di suo figlio non si hanno più notizie dal 31 luglio del 1989, cinque mesi dopo il sequestro. Nel linguaggio burocratico degli inquirenti si parla di "ultima prova dell' esistenza in vita". Non una foto, non un oggetto personale dell' ostaggio, solo una telefonata. Non si sa quale possa essere la banda che lo ha in mano attualmente. Non si è più neanche sicuri che sia ancora vivo. L' incertezza, in tutti i casi dei "dimenticati" è comunque una costante. Mesi e mesi di totale silenzio da parte dei rapitori sono segnali inequivocabili. Ma la speranza, come si sa, è l' ultima a morire. L' ingegner Cortellezzi non l' ha persa. Ancora oggi continua a svolgere la vita che conduce da tre anni: un giro alla posta al mattino per vedere se la banda ha lasciato messaggi, quel minimo per mandare avanti il lavoro, le abitudini casalinghe con il televideo sintonizzato sull' Ultim' ora, nell' attesa di notizie di suo figlio Andrea. La telefonata, improvvisa, del presidente Scalfaro l' ha rincuorato. Il capo dello Stato, già quando era deputato, s' interessò al caso del ragazzo di Tradate. Con un impegno che continua a mantenere: "Non vi abbiamo dimenticato". La prossima settimana toccherà ai familiari del quarto dei rapiti: Vincenzo Medici. Mentre per il quinto ostaggio, la signora Mirella Silocchi, gli stessi parenti non hanno più speranze di poterla riabbracciare.