Gb, Nessun salvacondotto per Assange. Tafferugli tra suoi sostenitori e polizia

Gb, Nessun salvacondotto per Assange. Tafferugli tra suoi sostenitori e polizia

25 agosto 2012 ❘ SALVIAMO IL SOLDATO ASSANGE / GLI ORDINI DELLA POLIZIA FINISCONO IN RETE

In uno scatto rubato i documenti con le regole d’ingaggio. Sono gli ordini dati a chi circonda l’ambasciata dell’Ecuador

Dovrebbero essere documenti riservati, in teoria. In pratica, con un obiettivo fotografico, Lewis Whyld, fotografo professionista che lavora per PA Wire/Press Association Images, è riuscito a catturare i documenti degli ordini cui devono rispondere i poliziotti che assediano l’edificio dell’ambasciata nella quale ha trovato rifugio Julian Assange.
Per la verità, le istruzioni da seguire sono molto semplici:Assange deve essere arrestato in qualsiasi circostanza, che esca con i suoi piedi, a bordo di veicoli o all’interno di contenitori.
Le autorità britanniche temono infatti che Assange possa essere contrabbandato fuori dall’ambasciata di nascosto.



Sesso, bugie e Julian Assange

25 agosto 2012 ❘ Che cosa c’è di vero nelle accuse di stupro avanzate contro il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, rifugiatosi all’ambasciata ecuadoriana di Londra per evitare l’estradizione in Svezia? Chi sono le donne che lo accusano e perché una di esse si è rifiutata di firmare il verbale della polizia? L’inchiesta video realizzata dalla tv australiana Abc, in esclusiva per ‘l’Espresso’ e tradotta in italiano, dà voce ai principali protagonisti della vicenda per cercare di fare luce sui tanti misteri del caso giudiziario-diplomatico di cui sta discutendo il mondo


17 agosto 2012 ❘ In attesa che l’Ecuador annunci entro le 14 di oggi la decisione sulla richiesta di asilo, il Regno Unito conferma che l’hacker australiano non lascerà da uomo libero l’ambasciata del Paese sudamericano a Londra dove è rifugiato da 58 giorni. Manifestazioni a Knightsbridge, Scotland Yard ferma tre manifestanti

LONDRA – Londra mette le cose in chiaro. Non fornirà alcun salvacondotto a Julian Assange anche nel caso in cui Quito concedesse l’asilo al fondatore di WikiLeaks, che oggi si trova nell’ambasciata dell’Ecuador nella capitale britannica. “Mettiamo in chiaro in modo assoluto”, ha affermato l’incaricato d’affari britannico nel Paese sudamericano, “che se ci arrivasse una richiesta di salvacondotto, la rifiuteremmo”. La Gran Bretagna non permetterà dunque che Assange lasci da uomo libero l’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

Dal canto suo il governo dell’Ecuador ha confermato che entro le 14 di oggi (ora italiana) annuncerà la decisione presa sulla richiesta di asilo presentata dai legali di Assange. In poche parole se anche dovesse concedere l’asilo politico, non cambierà nulla. La Gran Bretagna ha il “dovere legale” di estradare il capo di WikiLeaks in Svezia, ha indicato il Foreign Office.

L’hacker australiano si è presentato 58 giorni fa nella sede diplomatica di Knightsbridge cercando “rifugio diplomatico e asilo politico” dall’Ecuador. E oggi è in attesa. Sfuggire all’estradizione in Svezia autorizzata dalla magistratura britannica è diventata la sua sola speranza. Per aver scoperto un vaso di Pandora pesante e dopo aver rivelato al mondo verità destinate a pochi eletti, molta gente è pronta a difenderlo, a proteggerlo e già stamattina sono scoppiati tafferugli tra suoi sostenitori e la polizia 1 davanti all’ambasciata dell’Ecuador. Scotland Yard ha costretto con la forza il drappello, alcuni con in faccia la maschera di Guy Fawkes adottata dal movimento Occupy the City e dallo stesso Assange, a spostarsi dall’altro lato della strada rispetto all’ingresso della sede diplomatica. Tre di loro sono stati fermati (FOTO 2).

La questione si è surriscaldata velocemente. “Oggi abbiamo ricevuto l’esplicita minaccia scritta dal Regno Unito, che la nostra ambasciata potrebbe essere assaltata 3 se non consegneremo Julian Assange”, ha detto il ministro Patino in una conferenza stampa ieri a Quito. “L’Ecuador respinge nel modo più energico” questa “minaccia esplicita”, che il ministro ha definito “indegna di paese democratico, civile e rispettoso delle leggi”. Se la misura annunciata verrà effettuata, “sarà interpretata dall’Ecuador come un atto inaccettabile e ostile, un attentato alla nostra sovranità. Saremo obbligati a rispondere”, ha proseguito Patino. Che ha poi dichiarato: “Non siamo una colonia britannica”.

Un portavoce del Foreign Office citato dalla Bbc, ha poi dichiarato che la Gran Bretagna rimane “determinata” a rispettare l’obbligo di estradare l’australiano Assange in Svezia. In quest’ambito, ha spiegato, “abbiamo attirato l’attenzione dell’Ecuador sulle leggi pertinenti, fra cui l’ampia salvaguardia dei diritti umani nelle nostre procedure di estradizione e lo status legale delle sedi diplomatiche in Gran Bretagna”. “Siamo ancora impegnati nella ricerca di una soluzione mutualmente accettabile”, ha detto ancora il portavoce, aggiungendo tuttavia che è possibile la revoca dello status diplomatico dell’ambasciata per poter ripettare “l’obbligo legale” all’estradizione. Ciò può avvenire in virtù di una legge del 1987, il Diplomatic and Consular Premises Act, in seguito al quale la polizia potrebbe entrare nella sede diplomatica e arrestare Assange.

Ma la situazione non è così chiara. Se il Foreign Office tradurrà in azioni le minacce all’ambasciata dell’Ecuador a Londra avrà “arbitrariamente” violato il diritto internazionale e renderà la vita impossibile ai diplomatici britannici all’estero, ha spiegato alla Bbc Sir Tony Brenton, ambasciatore per il Regno Unito dal 2004 al 2008. “Il Foreign Office ha esagerato sia dal punto di vista legale che pratico”, ha detto Sir Tony secondo cui “il governo non ha interesse a creare una situazione che rende possibile ad altri governi nel resto del mondo di revocare arbitrariamente l’immunità diplomatica. Sarebbe un pessimo esempio”.

WikiLeaks contrattacca e chiede le dimissioni del ministro degli Esteri britannico William Hague. “Ci sembra interessante che questo sviluppo coincida con l’assunzione da parte di Hague dei poteri esecutivi in assenza del primo ministro David Cameron e del suo numero due Nick Clegg”, ha detto un portavoce del sito anti-segreti. “Il Foreign Office ha finora gestito i negoziati con l’Ecuador sull’asilo di Assange. Se Hague, come sembra, ha approvato la decisione (di minacciare la revoca dell’immunità diplomatica dell’ambasciata di Quito) WikiLeaks ne chiede le dimissioni”, ha detto il portavoce.

Assange, 41 anni, ha diffuso sul web migliaia di documenti diplomatici riservati americani. Nel 2010 due donne svedesi, ex volontarie di WikiLeaks, lo hanno accusato di aggressione sessuale in occasione di un suo soggiorno in Svezia. Assange ha sempre respinto le accuse, parlando di rapporti sessuali consensuali. Fermato in Gran Bretagna, e poi posto agli arresti domiciliari, Assange ha tentato di resistere legalmente all’estradizione. In giugno, dopo che è stato respinto il suo ultimo appello, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador. Il suo timore è che la Svezia possa successivamente estradarlo negli Stati Uniti per rispondere dell’accusa di spionaggio e dove, sostiene proprio Assange, rischia la pena di morte.

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23 agosto 2012 ❘ Ecuador: “Assange non in Usa “
Svezia:”Posizione Quito inaccettabile”

Il Paese sudamericano porta avanti i negoziati con Londra e Stoccolma sul destino dell’australiano. Il premier svedese indignato per l’attacco alla magistratura. Venerdì una riunione dell’Organizzazione degli stati americani

LONDRA – Il destino di Julian Assange è nelle mani dell’Ecuador. Quito è disposta ad acconsentire all’estradizione in Svezia del fondatore di Wikileaks a patto che Londra e Stoccolma garantiscano a loro volta di non farlo estradare in altri Paesi, in particolare gli Stati Uniti, dove rischia la pena capitale.

Dopo una telefonata con un portavoce del Foreing Office britannico Quito ha rinnovato la disponibilità alla trattativa con Londra. “Nei negoziati l’Ecuador si è detto pronto ad accettare un impegno britannico e svedese che, una volta che Assange avrà incontrato la magistratura svedese, non sarà estradato in un paese terzo, e nello specifico gli Stati Uniti”, ha dichiarato una fonte al Guardian.

Da Stoccolma il primo ministro Fredrik Reinfeldt ha definito “inaccettabile” la posizione ecuadoregna sul caso Assange. Quito ha concesso l’asilo politico 1 al fondatore di Wikileaks – dopo averlo tenuto in qualità dirifugiato nella propria ambasciata a Londra dal 19 giugno 2 – perché reputa che i diritti della difesa non sarebbero rispettati in Svezia, che aspetta di giudicare Assange per violenza sessuale.

Intanto l’Organizzazione degli Stati americani ha deciso di convocare una riunione dei ministri degli Esteri per trovare “un accordo sulle misure da adottare riguardo all’inviolabilità della sede diplomatica dell’Ecuador nel Regno Unito”, dopo le minacce di incursione sventolate dal Foreing Office britannico. Il summit, che ha ottenuto 23 voti a favore, tre contrari, cinque astenuti e tre assenti, si svolgerà nel quartier generale dell’organizzazione a Washington il venerdì prossimo, 24 agosto, alle 18 ora italiana. E Quito si aspetta di ottenere un sostegno da tutto il fronte sudamericano.

Sullo stesso tema, a Guayaquil, in Ecuador, si riunisce oggi anche il Consiglio politico dell’Alleanza bolivariana per l’America (Alba) a cui parteciperanno i ministri degli Esteri di Bolivia, Venezuela, Cuba ed Ecuador, oltre al viceministro degli Esteri del Nicaragua. Mentre domani, sempre a Guayaquil, sarà la volta dell’Unione degli Stati sudamericani (Unasur). Per ora sembra confermata la presenza al summit dei rappresentanti di Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Uruguay e Venezuela.

da La Repubblica

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19 agosto 2012 ❘ Assange parla dall’ambasciata: “Obama rinunci alle accuse contro Wikileaks”

Prima apparizione dopo due mesi dell’attivista australiano che chiede al presidente degli Usa di fermare la “caccia alle streghe”: “La condanna delle Pussy Riot sono un esempio di unità nell’oppressione e noi dobbiamo essere uniti contro l’oppressione”. Critiche al ministro degli Esteri inglese: “Ignorò i consigli dei legali del Foreign Office”

“L’Ecuador, una coraggiosa nazione, ha preso una posizione per la giustizia”. Lo ha detto Julian Assangedal balcone dell’ambasciata ecuadoriana a Londra, la prima apparizione in due mesi del capo di Wikileaks. Assange si è rivolto direttamente al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, chiedendogli di rinunciare alle accuse contro l’organizzazione che negli ultimi anni ha pubblicato informazioni secretate dalle diplomazie di molti Stati. “Deve finire la guerra contro Wikileaks” ha detto Assange, perché “chi minaccia Wikileaks minaccia la libertà di espressione”. L’attivista australiano ha ringraziato anche il popolo Usa, britannico, australiano e svedese “per avermi appoggiato anche se i loro governi non lo hanno fatto”. Basta caccia alle streghe, ha chiesto Assange, che ha tra l’altro chiesto che sia liberato Bradley Manning, un giovane militare finito in carcere negli Stati Uniti con l’accusa di essere una fonte di Wikileaks: “E’ un eroe e deve essere liberato”. La condanna di Pussy Riot a Mosca è un esempio di “unità nell’oppressione – ha aggiunto – C’è unità nell’oppressione. Ci deve essere determinazione e unità nella risposta”.
Assange, come hanno raccontato giornali e tv da settimane, si è rifugiato due mesi fa nella sede diplomatica di Quito e la scorsa settimana ha ottenuto l’asilo politico: una vicenda che va avanti ormai da molti mesi. Ha parlato per 6-7 minuti dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador di Knightsbridge e non poteva in teoria fare dichiarazioni politiche (è una condizione dell’asilo concesso dall’Ecuador) ma le critiche fatte a vari governi, e quello degli Stati Uniti in particolare, erano politicamente provocatorie.
Assange è in uno stato d’animo “combattivo”, ha detto il suo avvocato Baltasar Garzòn fuori dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra da dove è attesa anche una dichiarazione dello stesso Assange dall’interno della sede diplomatica. Assange ha peraltro incaricato il suo legale di “aprire un’azione legale per proteggere i diritti legali di Wikileaks e Julian Assange stesso”. Il leader di Wikileaks – ha detto Garzon – è grato al popolo ecuadoregno e al presidente Rafael Correa per avergli concesso l’asilo.
Nella notte intanto è arrivato dai Paesi dell’Alleanza Bolivariana il fermo sostegno all’asilo politico e un severo monito sulle “gravi conseguenze” internazionali nel caso di un’irruzione della Gran Bretagna nell’ambasciata di Quito a Londra. Gli stati dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (l’Alba) sono Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Dominica, Saint Vincent e Grenadines e Antigua e Barbuda.
Intanto sembra sempre più nell’angolo il ministro degli Esteri britannico William Hague. Già redarguito nei giorni scorsi sia dal premier David Cameron sia dal suo vice Nick Clegg per non essere stato equilibrato nella gestione dell’affaire Assange, oggi è emerso che il ministro ignorò il consiglio dei legali del Foreign Office quando fece arrivare all’Ecuador la minaccia di un raid nell’ambasciata ecuadoregna.
I legali del ministero degli esteri avevano espresso forti riserve, ha appreso l’Independent on Sunday: uno degli avvocati in particolare aveva messo in guardia Hague su potenziali azioni di rappresaglia contro le ambasciate britanniche all’estero se nella nota fosse stato incluso il riferimento alla legge del 1987 Diplomatic and Consular Premises Act che avrebbe autorizzato la Gran Bretagna a violare l’immunità diplomatica della missione ecuadoregna per arrestare il capo di Wikileaks. Hague andò avanti ugualmente e la nota fu consegnata a Quito alla vigilia della decisione dell’Ecuador di dare all’australiano l’asilo politico.

da Il Fatto Quotidiano

4 Comments

  1. admin

    La solita arroganza del potere. Gb, Assange chiede asilo politico all’Ecuador e l’Inghilterra minaccia di “invadere” l’ambasciata con la polizia, SAREBBE UN VERO ATTO “CRIMINALE”

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