I lavoratori si sono asserragliati a 400 metri sotto terra e chiedono una decisione definitiva del governo sul finanziamento del progetto integrato. “Non si può pensare di chiudere le fabbriche senza colpo ferire”, dicono. E vogliono che la vertenza del Sulcis abbia la stessa dignità di quella dell’Ilva di Taranto
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 27 agosto 2012
I minatori di Nuraxi Figus chiedono una decisione definitiva al governo sul finanziamento del progetto integrato, che varrebbe 200 milioni di euro e l’impegno dell’Enel, unico cliente della Carbosulcis per la centrale di Portovesme, ad impegnarsi definitivamente nella produzione di energia per le aziende del Sulcis. “Ho sperato sino alla fine che questo gesto estremo venisse evitato ma l’arroganza del governo e dell’Enel, che in tutti i modi si stanno contrapponendo al ‘progetto integrato miniera – centrale – cattura stoccaggio C02′, ha superato ogni limite. La lotta durissima che attende i lavoratori della Carbosulcis non deve restare isolata ma deve trovare senza infingimenti il sostegno di tutte forze politiche e istituzionali”, ha commentato il deputato sardo Mauro Pili, che nei giorni scorsi aveva annunciato forme clamorose di protesta dei minatori del Sulcis. I 40 minatori che da ieri notte hanno occupato il sottosuolo sono determinati: “Si va ad oltranza, ormai il Sulcis è in guerra. Il carbone è strategico, l’alluminio pure. Non si può pensare di chiudere le fabbriche senza colpo ferire”. E chiedono che la vertenza del Sulcis abbia la stessa dignità di quella dell’Ilva di Taranto.
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