Carbosulcis, cresce la tensione in fondo ai pozzi Un minatore si taglia il polso davanti ai cronisti

Carbosulcis, cresce la tensione in fondo ai pozzi Un minatore si taglia il polso davanti ai cronisti

Cresce l’esasperazione dei minatori della Carbosulcis, giunti al quarto giorno di occupazione dei pozzi di Nuraxi Figus, a quasi 400 metri di profondità Durante la conferenza stampa, convocata davanti alla ‘riservetta’ in cui è custodito l’esplosivo, uno dei leader della protesta si è tagliato un polso: “E’ a questo punto che dobbiamo arrivare”.

“Siamo disperati”, hanno detto gli operai e uno dei leader della protesta, Stefano Meletti, della Rsu Uil, particolarmente agitato, si è tagliato un polso gridando: “è questo che dobbiamo fare, ci dobbiamo tagliare?”.

Quello di Meletti è stato un gesto fulmineo che ha colto tutti di sorpresa, giornalisti e minatori stessi. Il sindacalista della Rsu è stato subito bloccato dai colleghi che erano attorno a lui: le sue condizioni sono buone, solo ferite superficiali. Ma sono i suoi nervi ad aver ceduto. Di esasperazione ha parlato anche Giancarlo Sau, della Rsu Cgil, spiegando alla stampa il perché della convocazione di cronisti, fotografi e cineoperatori giù nelle viscere della terra. “Siamo pronti a tutto – ha detto indicando col dito la stanza blindata dove sono stivati oltre 690 chili di esplosivo e 1.221 detonatori – E’ il momento de ‘sa bruvurà (polvere da sparo esplosivo in sardo, ndr)”, ha aggiunto senza precisare altro. L’azione di Meletti ha poi fatto precipitare la situazione: dopo comprensibili momenti di caos e tensione, i giornalisti sono stati fatti allontanare e invitati a risalire in ascensore lungo il pozzo per tornare alla luce del sole. I minatori, invece, restano lì a -373 metri.

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