Regno Unito, Ocse: 80% degli studenti ‘etnici’ frequenta scuole di basso livello

Non solo istituti mediocri, ma anche veri e propri ghetti: infatti secondo i dati quatto studenti stranieri su cinque frequentano scuole dove i britannici sono la netta minoranza. Il 41% dei giovani fra 25 e 34 anni riesce, però, ad avere un’educazione superiore a quella dei propri genitori, contro una media a livello dei paesi occidentali del 37%. In dodici anni stipendi insegnanti cresciuti del 21%

di Daniele Guido Gessa | 12 settembre 2012
Il sospetto serpeggiava già da tempo, ma ora a certificarlo è persino l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Le scuole del Regno Unito sono le più classiste di tutte quelle dei paesi cosiddetti “sviluppati”. E l’Ocse pubblica numeri, cifre e casi di studio che stanno mettendo a dura prova, in questi giorni, il governo di David Cameron, pressato da più parti sul fronte dell’educazione. Il classismo britannico si fonda, chiaramente, anche sull’etnia. Secondo l’Ocse, che ha analizzato la situazione dal 2008, quindi dall’inizio della crisi a oggi, l’80% degli studenti con un “background etnico” (espressione politicamente corretta per dire “figli di immigrati”) frequenta le scuole nel fondo della classifica per qualità di strutture e insegnamento. Non solo istituti di basso livello, dunque, ma anche veri e propri ghetti: infatti secondo i dati dell’Ocse quatto studenti stranieri su cinque frequentano scuole dove i britannici sono la netta minoranza. La tanto sbandierata integrazione della società britannica pare tale solo sulla carta. Se sei di un altro gruppo etnico starai sempre coi tuoi simili, almeno fino all’università.

Al momento della laurea, infatti, le cose sembrano cambiare. Secondo lo studio “Education at a glance” dell’Ocse, il 41% dei giovani fra 25 e 34 anni riesce ad avere un’educazione superiore a quella dei propri genitori, contro una media a livello dei paesi occidentali del 37%. Una apparente mobilità sociale verso l’alto, quindi, anche se, specifica sempre l’Ocse, non è detto che a migliore educazione corrisponda comunque un migliore inserimento lavorativo. Per l’educazione primaria e secondaria, inoltre, la situazione continua a essere definita “allarmante”. Il 79,8% degli studenti con genitori che non hanno completato gli studi finisce in scuole definite “svantaggiate”. E il successivo balzo all’università è dovuto solo grazie all’alto numero di borse di studio disponibili. E, forse, alla grande volontà dei giovani britannici dovuta all’alto livello di competizione della società del Regno Unito, suggerisce l’Ocse.

Poi l’educazione privata. Che, sempre in maniera giudicata “allarmante”, continua a drenare sempre più risorse finanziarie, di natura privata ma, spesso, anche pubblica. Insomma, il finanziamento alle scuole private nel Regno Unito non è di certo un tabù, ma fa pensare come il livello di spesa degli istituti privati rispetto al totale di pubblici e non pubblici sia passato dal 14% del 2000 al 32% dello scorso anno scolastico. In Gran Bretagna un terzo della spesa per l’educazione, quindi, interessa le scuole private. Che sono considerate le più prestigiose e che, come nei casi di quelle di zone ricchissime come Oxford, Windsor e Richmond, hanno rette anche di decine di migliaia di sterline all’anno. Studiare a Eton – dove si sono formati il primo ministro Cameron e il sindaco di Londra Boris Johnson, fra gli altri – può costare quasi 40mila sterline all’anno. Più di 50mila euro per assicurarsi un posto nella società di domani. E il livello di spesa per l’istruzione privata ha superato persino quello degli Stati Uniti d’America, paese considerato la patria, per eccellenza, di college e istituti a cinque stelle a scopo di lucro.

Scuole più “razziste”, quindi, almeno per quanto riguarda le opportunità date all’insieme degli studenti. E scuole più classiste, dove quello che guadagnano genitori e parenti determina quello che guadagnerà lo studente in futuro. “La situazione pone sfide incredibili per gli alunni più svantaggiati – scrive l’Ocse – e urge una politica di inclusione più incisiva”. Il governo di Cameron ha investito parecchio nelle nuove “free school” – finanziate dallo Stato e dedicate a specifiche comunità, gruppi etnici o religiosi – che stanno sorgendo un po’ in tutto il paese, ma, aggiunge l’Organizzazione, “questo non è sinonimo di qualità e sicuramente al momento non è abbastanza”. A passarsela bene nel Regno Unito, dice l’Ocse, sembrano essere solamente gli insegnanti. Lo stipendio medio di un docente della scuola primaria o secondaria è di più di 28mila sterline l’anno, contro una media Ocse di 23.500 sterline. Un salario cresciuto, in termini reali, del 21% negli ultimi 12 anni. E gli insegnanti britannici sono anche fra quelli più giovani: il 61% ha meno di 40 anni, contro una media a livello Ocse del 46%.

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