Legalizzare le droghe? Verso il vertice di Cartagena

Legalizzare le droghe? Verso il vertice di Cartagena

Da un articolo non firmato -redazione politica- sul quotidiano colombiano “El Tiempo” dell’11/03/2012

Il fallimento della “war on drugs” ispirata quaranta anni fa dall’allora presidente Usa Richard Nixon, e’ causato dal proibizionismo, ma il crescente numero di voci che reclamano un cambiamento di politica in merito, pare abbia condizionato la decisione dell’Amministrazione Obama di andare alla “Cumbre de las Americas” (Vertice delle Americhe) a Cartagena, dove il tema sara’ affrontato.

Il dibattito si e’ intensificato negli ultimi giorni, dopo che gli Usa si sono dichiarati disposti a discuterne, pur sottolineando che la propria politica antidroga e’ chiara e che si opporra’ alla legalizzazione.


Lo scorso venerdi’ 9 marzo, il presidente colombiano Juan Manuel Santos, in una intervista con l’emittente “La W”, ha elogiato le affermazioni di Washington: “Ci sono Paesi che si stanno consumando grazie ai cartelli della droga, al crimine organizzato, grazie al narcotraffico. E in questo e’ coinvolta la Colombia, ed io personalmente ho posto il problema al centro dell’attenzione, perche’ se c’e’ un Paese che ha sofferto il flagello del narcotraffico ed ha versato piu’ sangue di qualunque altro, quello e’ il nostro”.

Il cambio di atteggiamento degli Usa, che ha sorpreso anche gli studiosi del settore, pare che abbia diverse origini. Tra queste la pressione di alcuni Paesi latinoamericani che sostengono che il proibizionismo non sia la strada giusta, e Obama ha accettato il confronto.
“Credo che ci sia un piccolo cambio di Washington, che comincia a rendersi conto che i latinoamericani stanno formando un blocco e che e’ molto difficile opporsi a tutto”, dice Alejandro Gaviria, decano di Economia della “Universidad de los Andes” e autore di vari testi sul tema.

Per l’ex-cancelliere Julio Londono Paredes, la spiegazione e’ che “l’attuale strategia sulle droghe e’ fallita”. E ci sono numeri per sostenere questa affermazione: nelle carceri Usa ci sono 500.000 persone per reati correlati alle droghe, dieci volte di piu’ di quando comincio’ la strategia proibizionista, ed ogni detenuto costa 450.000 dollari all’anno ai contribuenti.
Augusto Perez, direttore della “Fundación Nuevos Rumbos”, che opera in materia di prevenzione sul consumo di droghe, attribuisce alla svolta Usa il fallimento della lotta, travasandolo nella sua popolazione che ha poi ceduto alla droga.
L’ex-presidente colombiano Cesar Gaviria, portavoce di un gruppo di leader mondiali che ha alzato la propria voce contro il proibizionismo (The Global Commission on Drug Policy), sostiene che si e’ giunti a questo punto grazie all’incapacita’ dei dirigenti degli Usa.

Un primo grande passo
Gli Usa quindi si sono impegnati ad assistere a Cartagena all’apertura del confronto sulla legalizzazione delle droghe per sostenere che sono contrari. Questo e’ sicuramente un primo grande passo nel dibattito mondiale sul tema, perche’ per la prima volta la “grande potenza” acconsente di sedersi ad un tavolo in cui si parla della questione.
Il dibattito e’ aperto, ma non c’e’ certezza quanto tempo ci vorra’ per giungere ad una conclusione. Non solo, ma anche i piu’ ottimisti credono che sara’ un percorso molto lungo.
Perche’ il dibattito giunga a livello di definizioni formali, bisognera’ portarlo all’Onu, che ancora resiste ad affrontare questa discussione.

La cancelliera colombiana Maria Angela Holguin, in una intervista al quotidiano El Tiempo nell’ottobre 2010, contemplo’ la possibilita’ che il tema fosse valutato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Sarebbe molto importante che il tema delle droghe, che e’ molto complesso, fosse affrontato in una discussione globale, come problema di salute e come un problema per i Paesi che sono usati come transito per le sostanze”.
E’ probabile che alcuni rappresentanti latinoamericani porteranno nel vertice di Cartagena questa proposta, e per questo il 24 marzo i governanti dei Paesi centroamericani si incontreranno per stabilire come il tema dovra’ essere sollevato nel vertice. Il presidente dell’Honduras, Porfino Lobo, a meta’ della scorsa settimana ha convocato il suo collega Juan Manuel Santos, per chiedergli a nome dei suoi compagni che il tema fosse incluso nell’agenda del vertice del prossimo aprile.

Sulla decisione Usa pesa una realta’ interna, con molti Stati che hanno legalizzato la distribuzione di marijuana, per non parlare del tentativo referendario fallito in California per la legalizzazione nel 2010, nonche’ il notevole incremento delle droghe sintetiche che si vendono legalmente tra i piu’ giovani di questo Paese.
Il dibattito e’ partito. I 34 rappresentanti convocati a Cartagena per trovare soluzioni su sicurezza, infrastrutture, poverta’ e cooperazione tecnologica, si occuperanno di un tema che fino a poco tempo non era nella propria agenda: la legalizzazione delle droghe.

Ci sono una serie di idee
Il presidente colombiano Santos ha confermo che l’incontro tenuto a Leticia con gli ex presidenti Fernando Cardoso (Brasile), Felipe Gonzales (Spagna) e Ricardo Lagos (Cile), ha prodotto “una serie di idee” sulla necessita’ di rivedere la politica mondiale di lotta contro il narcotraffico. “Discutiamo se cio’ che stiamo facendo e’ il massimo che possiamo fare, se stiamo ottenenedo i risultati che tutti auspichiamo e se ci sono alternative perche’ il risultato finale sia il migliore possibile per l’umanita’”, ha detto Santos.

L’Onu si oppone. L’Unione Europea ha delle riserve
Il presidente dell’International Narcotics Control Board (INCB), l’iraniano Hamid Ghodse, alla fine del mese scorso ha detto che “la legalizzazione non e’ un’opzione”.
Secondo vari argomenti a favore della sua affermazione, il piu’ considerevole e’ quello relativo alla complessita’ del problema. “Se consideriamo legali le droghe, come il tabacco e l’alcool, non solo uccideremo ogni anno tra 10 e 15 volte in piu’ che non con le droghe illegali, ma lo stesso reato connesso al loro traffico non esistera’ piu’”, ha detto prima di concludere “e’ difficile immaginare un’opzione che sia migliore dell’attuale regime”.

L’Ue ha manifestato riserve. Marianne Van Steen, delegata Ue in Peru’ (il Paese con la seconda maggior zona dove si coltiva coca, dopo la Colombia) ha detto che “se alcuni credono di voler affrontare questo tema con una seria discussione, dovranno farlo all’Onu”. Per la funzionaria “tutti i dibattiti sono benvenuti, ma per noi altri sia chiaro che abbiamo accordi internazionali a cui far fede nella lotta antinarcotici”.

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1 Comment

  1. Claudio

    Speriamo che questa rivoluzione parta dai paesi produttori cole la Colombia e la Bolivia, sarebbe una rivoluzione epocale. Via le mafie, la corruzione, omicidi, i cartelli, il crollo delle banche compiacenti e di Wall Street, che bello, sembra un sogno. SPERIAMO

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