L’appello del presidente Usa al Congresso: «Troviamo un compromesso sul fiscal cliff. E ora priorità a occupazione e crescita». «Bisogna far pagare di più chi supera un reddito di $250.000 l’anno». Un uomo coerente con le promesse (e premesse) per cui e’ stato rieletto. Foto: la copertina di Bloomberg BusinessWeek con un Obama invecchiato, come sara’ tra 4 anni.
Il presidente Usa, Barack Obama, accelera sul “fiscal cliff”. E come prima mossa ricorda di aver ricevuto un mandato per aumentare le imposte ai ricchi in modo da ridurre il deficit: «Chi, come me, guadagna oltre 250mila dollari l’anno, paghi più tasse».
«Non possiamo tagliare la nostra strada verso la prosperità. Se siamo seri sulla riduzione del deficit dobbiamo combinare i tagli alla spesa con le entrate e questo significa chiedere agli americani più ricchi di pagare un po’ più di tasse». Nella sua prima apparizione pubblica alla Casa Bianca dopo la rielezione, parlando a una folla di sostenitori raccolti nella East Room, il presidente ha invitato i leader del Congresso a dialogare (il primo appuntamento sarà alla Casa Bianca la prossima settimana): il negoziato deve evitare il catastrofico baratro che incombe sugli Stati Uniti, il taglio automatico delle spese e l’aumento delle tasse per tutti.
Il presidente Usa si è detto aperto al compromesso e a nuove idee, ma ha ribadito che «l’approccio deve essere bilanciato» e ha detto chiaramente che il punto nodale riguarda il no repubblicano ad aumentare le tasse: «È stato un punto centrale durante la campagna elettorale, è stato dibattuto a lungo: martedì notte, ho visto che la maggioranza degli americani è d’accordo con me. Voglio essere chiaro: non sono legato ad ogni dettaglio del piano, sono aperto al compromesso, e a nuove idee. Ma rifiuto di accettare un approccio che non sia bilanciato. Non voglio chiedere agli studenti, agli anziani, alle famiglie della classe media di pagare l’intero deficit se alle persone come me, che guadagnano oltre 250mila dollari l’anno, non si chiede di pagare un po’ di più. Non ho intenzione di farlo».
Poco prima aveva parlato il leader della maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti Usa, John Boehner, augurandosi che «un negoziato positivo» possa iniziare «prestissimo»: Boehner ha esortato il presidente a cogliere «l’opportunità» di guidare gli sforzi per scongiurare il “baratro” (è il momento che Obama «si impegni con il Congresso e lavori fino a una soluzione che possa essere approvata da entrambe le Camere»); si è mostrato aperto al dialogo sulla riduzione del deficit pubblico, ma ha ribadito il suo no all’aumento delle tasse: «Aumentare le tasse ridurrà la nostra capacità di creare l’occupazione che tutto il mondo sta chiedendo».
I repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti mentre i Democratici sono la maggioranza al Senato, il che obbliga i due partiti a trovare un accordo per portare avanti le leggi. Ma non c’è scampo, devono trovarlo: l’ultimo rapporto del Congressional Budget Office, un organismo bipartisan, ha confermato che l’economia cadrà in recessione se l’impasse a Washington si protrarrà; e anche se la gran parte degli analisti ritiene improbabile un prolungato braccio di ferro, tutti concordano che un tale scenario porterebbe nel giro di un anno la disoccupazione al 9,1%.
Con il termine «fiscal cliff» – letteralmente «precipizio fiscale» – si intende il duplice problema che dovrà affrontare l’America a fine 2012, quando scadranno gli incentivi fiscali introdotti nel 2001 da Bush e si dovrà trovare un accordo sul tetto al debito per evitare tagli automatici alle spese e aumenti delle tasse. Un dare-avere che rischia di essere sbilanciato verso il “dare”, senza che nulla entri nelle casse federali. Si calcola che il buco potrebbe essere di 400-600 miliardi di dollari. E il rischio è il precipitare verso la recessione.
Oltre alle tasse per i ricchi, ci sono anche le multe per gli ospedali che curano troppo spesso i malati …
http://demata.wordpress.com/2012/12/13/sanita-usa-obama-che-vergogna/