IL PAPATO E LE ABDICAZIONI:

STORIE DI SANTI E LESTOFANTI

controbuio
Nella millenaria e, molto spesso, contorta storia della chiesa non è facile districarsi su quante furono realmente le abdicazioni dal trono di Pietro, e per quali reali motivi esse furono prese dai vari pontefici. Detto che, per i primi anni la “ricostruzione” dei cosiddetti “vescovi di Roma” è storicamente piuttosto lacunosa, tanto da mettere in dubbio persino che davvero Pietro possa essere legittimamente considerato il primo Papa, visto che per molti studiosi, resta valido ciò riportano gli Atti degli Apostoli quando assegnano la guida della Chiesa di Gerusalemme, nei primi anni 70, a Giacomo il fratello di Cristo. Comunque prendendo per buoni i dati forniti dall’Annuario Pontificio.
Il primo pontefice a lasciare in vita lo scranno dovrebbe essere stato Clemente I, un romano di origine ebrea, che essendo stato mandato in esilio dall’Imperatore Nerva lascia il soglio per il successore Evaristo. Dopo di lui Ponziano (nel riquadro una sua ipotetica immagine), spedito in esilio nelle miniere di Sardegna (probabilmente nel territorio di Siniscola) dall’imperatore Massimino, decise di abdicare per non lasciare vacante la carica papale, venendo sostituito da Antero. Ponziano morì in Sardegna, si pensa a Tavolara, il suo corpo venne ricondotto a Roma successivamente da Papa Fabiano, per essere seppellito nelle cripte di San Callisto.

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Per l’uscita di scena di Papa Silverio nel 537 fu necessario un complotto ed alla fine di un processo, piuttosto farsesco, venne costretto ad abdicare e finì in esilio nell’isola di Palmaria, per morirvi due anni dopo. Il quarto Papa ha lasciar la carica fu Benedetto IX, uno dei 5 papi certi dei Conti di Tuscolo, autori di una sequela di turpitudini e scandalose condotte da far inorridire le peggiori sette sataniche. Benedetto IX per esempio non fu da meno di suo prozio il Papa Giovanni XII che, per lussuria pedofila, nominò vescovo un bambino, suo giovanissimo amante di 10 anni, visto che assieme alle tante sconcezze di natura lasciva e perversa fu anche riconosciuto ladro ed assassino, dagli stessi suoi successori (senza dimenticare che quando suo Padre Alberico III lo fece eleggere al soglio pontificio aveva 12 anni, altre fonti gliene assegnano solo 11, altri appena qualcuno di più). Comunque il suo papato non fu dei più semplici, visto che tra dissidi e guerre intestine tra le diverse componenti nobiliare per la conquista del papato, questo Teofilatto di Tuscolo (questo il suo nome da laico) è ricordato nella storia del papato come l’unico papa rieletto tre volte. E quindi “dimissionato” in ben due occasioni. Nella seconda arrivò persino a vendersi materialmente il titolo a Giovanni Graziano che diviene papa con il nome di Gregorio VI. Nell’immenso e paludoso bailamme in cui si trovava allora la sede apostolica, l’imperatore decide di deporre tutti i papi ancora in vita (in quel momento erano tre) e far eleggere Clemente II che, appena morto, nel 1047, venne però sostituito di nuovo da questo arrogante e prepotente Benedetto IX, comunque definitivamente scacciato pochi mesi dopo per far posto a papa Damaso. La questione è, come detto, tanto ingarbugliata che qualcuno ha pensato di azzardare per questo personaggio la qualifica di antipapa, quantomeno per il terzo mandato. Dopo questi casi si arriva alla più conosciuta storia di Celestino V, il papa eremita, l’asceta che fu costretto dai regnanti francesi a lasciare il suo eremo in Abruzzo, sul monte Morrone. Alla morte di papa Niccolò IV la sede pontificia restò vacante per quasi 2 anni e mezzo. Per le lotte intestine tra le varie componenti nobiliari e nazionali presenti dentro il concistoro, formato da 12 cardinali. Alla fine, proprio per uscire dall’impasse venne offerto a questo benedettino dedito alla preghiera ed all’ascetismo, il soglio di Pietro e lui, dopo molte riluttanze, accettò. Dimostrando da subito le sue grandi doti di spiritualità e povertà (a l’Aquila quando venne insediato arrivò in tonaca in sella ad un asino) ma anche la sua assoluta incapacità a gestire le questioni amministrative e politiche della santa sede. Fu così che prestissimo, il 13 dicembre , appena 5 mesi dopo il suo incarico, abdicò. Gli intrighi di palazzo vietarono a Pietro Angeleri (Celestino V per la Chiesa) di ritornare nel suo antico eremo. Fu relegato nella rocca di Fumone sopra Ferentino. Non sono poche le testimonianze storiche che, per liberarsi definitivamente della figura ingombrante di questo sant’uomo venerato dai fedeli, il successivo Papa Bonifacio VII decise di ucciderlo. Più complessa la storia di Gregorio XII eletto papa a cavallo del primo decennio del 1400. Una serie di dispute anche dottrinali, ma di sicuro dettate da questioni di primazia secolare da parte dei vari gruppi di pressione, finite nella indizione di un’innumerevole serie di concilii, portò ad avere in quegli periodo ben quattro papi negli stessi anni. Con Gregorio XII c’era, inizialmente, in sella anche l’antipapa avignonese Benedetto XIII. Quando il patriarca di Alessandria li dichiarò entrambi decaduti fu insediato nella cattedrale di Pisa, papa (o antipapa) Alessandro V, ex arcivescovo di Milano. Neppure il successivo Concilio di Pisa, riuscì a riportare ordine nella Chiesa e si arriva quindi all’assassinio di Alessandro V da parte del suo successore Giovanni XXIII. L’abdicazione di Gregorio XII, ultimo in ordine di tempo prima di Benedetto XVI, servì sicuramente a rasserenare l’ambiente che (dopo la carcerazione di Giovanni XXIII e il decreto di decadenza di Benedetto XIII) grazie al Concilio di Costanza poté dichiarare ricucito lo scisma che aveva dilaniato la Chiesa in quegli anni.

SIMPLICIO

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