Bangladesh, sale a 580 il numero delle vittime del crollo del Rana Plaza

Bangladesh, sale a 580 il numero delle vittime del crollo del Rana Plaza

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banner_corseraL’architetto che progettò il palazzo: «Doveva essere di sei piani, non di nove e ospitare uffici, non laboratori tessili»

Continua a salire il bilancio dei morti nel crollo del 24 aprile in Bangladesh man mano che procedono le ricerche sotto le macerie. I morti sono saliti a 580 dai 547 di venerdì e i corpi vengono rinvenuti in stato di decomposizione, per cui risultano difficili le identificazioni. Il bilancio sembra destinato a salire. Si tratta probabilmente del peggiore incidente mai avvenuto nella storia dell’industria di abbigliamento non solo in Bangladesh, ma nel mondo. Nel palazzo caduto a Dacca avevano sede almeno cinque fabbriche tessili.

IL TRISTE PRIMATO – Il crollo ha purtroppo superato disastri precedenti come quello dell’incendio della fabbrica Triangle a New York del 1911, in cui morirono 146 operai, e tragedie più recenti come i due incendi scoppiati in meno di 24 ore l’anno scorso in due fabbriche del Pakistan, a Lahore e Karachi, in cui morirono circa 260 persone. Sempre nel 2012, a novembre c’era stato un altro incidente in fabbrica alla periferia di Dacca, in Bangladesh, con un incendio in cui erano morte 112 persone. L’industria dell’abbigliamento in Bangladesh ha un giro d’affari di 20 miliardi di dollari all’anno, costituendo circa l’80% delle esportazioni del Paese.

LA LICENZA – Il palazzo di nove piani che ospitava negozi e laboratori tessili a Savar, città-satellite alla periferia nord-ovest della capitale Dacca, si accartocciò su se stesso il 24 aprile. Nel palazzo, che in base alla licenza di costruzione non sarebbe dovuto andare oltre il quinto piano, al momento del crollo si trovavano circa 3.000 persone, la maggior parte impiegate in cinque fabbriche d’indumenti a basso costo per i colossi stranieri delle vendite al dettaglio.

IL PROGETTO ORIGINALE – Il «Rana Plaza» era stato ideato per «ospitare un centro commerciale e degli uffici, non delle fabbriche tessili» ed «il progetto originale prevedeva uno stabile di sei piani, compreso il seminterrato e centri commerciali sui primi tre livelli e il resto dedicato agli uffici. Mai si era parlato di 9 o 10 livelli» spiega Massud Reza noto architetto e professore universitario che ha firmato il progetto per il Rana Plaza. «Addolorato ed angosciato» per la tragedia che ha colpito centinaia di lavoratori a Dacca, l’architetto Reza vuole chiarire che il progetto originale dell’edificio, che risale al 2004, non prevedeva la costruzione di uno stabile idoneo a sostenere pesi imponenti come macchinari tessili e generatori. «Quando abbiamo progettato l’edificio, il proprietario e l’immobiliarista non ci hanno mai detto che i piani del palazzo erano destinati a laboratori di creazione di abbigliamento», ha assicurato l’architetto, bengalese di 42 anni.

Redazione Online

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