Cocaina, è boom di consumi in Sardegna

Cocaina, è boom di consumi in Sardegna

Diecimila persone coinvolte, d’estate diventano il doppio: un mercato che fattura 225 milioni Testimonianze di inquirenti e operatori sociali

di Pier Giorgio Pinna

banner_nuova_sardSASSARI. La coca? In Sardegna arriva a fiumi. Cinque-seicento chili all’anno. «Dalle classi medio-alte si è estesa a tutti i ceti, è a un passo dal superare l’eroina», dicono gli inquirenti. Diecimila i consumatori. Il doppio nei fine settimana, d’estate, non appena sbarcano i turisti. E l’età del primo tiro s’abbassa: «La vendono ai ragazzini, è sempre peggio», spiega un investigatore.

Corrieri efficienti a Sassari, Alghero, Olbia, Cagliari, alla Maddalena, in Costa Smeralda. Pusher organizzatissimi in altri paesi sulle coste come Santa Teresa, San Teodoro, Tortolì, Villasimius. Il giro d’affari va oltre i 200 milioni all’anno. Un fatturato da favola. «Forse per questo la chiamano Biancaneve», mastica amaro un agente dell’antidroga.

Nell’isola farsi una striscia costa da 50 a 100 euro a serata: dipende da com’è tagliata e da quanto si è assuefatti. Una pista è all’incirca da mezzo grammo. Sul mercato sardo per un tiro si spende una cinquantina di euro, un po’ meno nei week end, quando l’offerta cresce per il boom di richieste. Se fosse pura, si parlerebbe di un business annuale di 75-100 milioni. Ma dato che al dettaglio viene immessa solo coca tagliata, la somma va almeno triplicata: ecco come s’arricchiscono in fretta le mafie, ’ndrangheta in testa.

«L’isola è base d’arrivo più che piattaforma per la merce diretta dal Centro-Sud America in Europa», spiegano polizia, guardia di finanza, carabinieri. E spesso in luglio-agosto, quando c’è maggiore passaggio di panfili e yacht, i suoi litorali vengono trasformati in punti d’appoggio. Così le rotte sarde s’incrociano con Gioia Tauro, Milano, Barcellona, Rotterdam. E parecchi ovili barbaricini sono spesso usati da depositi.

Di questi legami si discute di più dopo l’uscita del nuovo libro di Roberto Saviano, Zero-Zero-Zero. Anche perché i profitti sono in assoluto i più alti mai toccati da qualunque prodotto, legale e illegale. Con implicazioni geopolitiche che toccano l’isola. «Dai consumatori finalmente si sposta l’accento sull’invadenza e pervasività delle mafie», sottolinea la sociologa Maria Grazia Giannichedda, che insegna all’università di Sassari ed è presidente della Fondazione Basaglia. «Analisi sui poteri criminali come quella di Saviano sono importanti perché sinora si è parlato troppo poco dei produttori, dei cartelli, di traffici con ramificazioni che giungono sino a noi», chiosa.

In tutta l’isola, fin da queste settimane, intensificati i controlli. «La lotta da cielo e mare fa capo a comparti della Guardia di finanza che svolgono la vigilanza sotto costa e in un bacino più ampio nel Tirreno, noi invece garantiamo a terra le ispezioni nei porti, negli aeroporti e sulle strade», spiega il colonnello Corrado Pillitteri, comandante delle Fiamme gialle per il Nord Sardegna. Se la percentuale di sequestri di coca è minima rispetto alle dimensioni del giro, gli investigatori comunque non perdono di vista discoteche, club, case private dove si danno appuntamento i consumatori. La Bamba è una droga che fa cadere i freni inibitori, invita a condividere, a socializzare. «Tanto che si può diventare cocainomani a 40-50 anni», rimarca il capo della Mobile sassarese, Bibiana Pala. «Ed ecco perché si deve stare attenti ai mutamenti d’umore in famiglia, così come all’irritabilità o all’aggressività a scuola: tutti segni che la coca comincia a dare i suoi effetti micidiali», conclude la dirigente

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