Per Francesco Boccia (Pd) gli F-35 sono elicotteri

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Boccia, l’inciucista da ridere

di Susanna Turco

banner_espressoNon è tanto importante la sciocchezza sugli F35 («Sono elicotteri utili per spegnere incendi e salvare malati»), quanto la disperata difesa che è seguita: prima dicendo di essere stato frainteso, poi dando la colpa a uno stagista, infine parlando di un ‘errore di battitura’. Ecco chi è il super lettiano che sta facendo sghignazzare il web

Francesco Boccia, 45 anni, Pd, presidente della commissione Bilancio della Camera, possiede infatti una foga, una passione per l’agone politico, e anche la polemica, che è la sua vena distintiva rispetto all’immagine di iper-lettiano, uomo d’apparato e giovane vecchio, che pure si porta dietro, e correttamente. Un Letta qualsiasi, dopo aver scritto un infelice tweet in cui pareva confondere gli F35 con gli elicotteri («non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane #F35»), a seguito degli sfottò della rete si sarebbe limitato a scivolare via con una battuta elegante.

Boccia, no.

Lui, l’uomo che per conto del presidente del consiglio di fatto gestisce e gestirà nomine e rapporti con gli enti pubblici (Finmeccanica, Eni, Enel eccetera), ha continuato implacabile a insistere: prima nello spiegare di essere stato frainteso («non ho mai pensato corbellerie del genere»), poi nel chiarire le proprie competenze in materia di «programmi di aerospazio italiani», quindi nel cancellare i tweet oggetto dello scherno, infine nel dichiarare che la colpa in fondo non era sua, ma del suo stagista-aiutante o insomma del tipo che scrive i tweet per suo conto. L’ultimo chiarimento, in un’intervista: “E’ stato un errore di battitura”.

Insomma, fatto il buco ha continuato a scavare: errore classico da polemista sanguigno e ambizioso, quale lui è, e che in fondo lo rende simpatico, visto e considerato che, dalla questione F35, in quanto uomo dei numeri e presidente della Commissione Bilancio, poteva in teoria perfettamente starne fuori.

Per il resto, Francesco Boccia, il Letta meridionale e non esangue, ricalca alla perfezione i parametri del lettismo. E’ stato creato politicamente da Andreatta e da Prodi, ha cominciato a lavorare all’Arel come economista, sguazza nel sistema politico delle larghe intese, ha come totem il rigore dei conti, l’Europa, e il rapporto coi poteri forti, nel senso di avere l’occhio attento al salotto buono del nord (Bazoli, Profumo, Passera).

Non del tutto caso, ricopre oggi la poltrona che negli anni Ottanta fu di Andreatta. Anche qui, tuttavia, con degli sconfinamenti tutti suoi: per esempio, nel rapporto di simpatia che ha instaurato di recente con Paolo Cirino Pomicino, che di Andreatta fu avversario, ma anche era, a suo tempo, l’uomo di Andreotti per i rapporti e nomine con gli enti pubblici. Cioè il Boccia dell’epoca.

Insomma a ben guardare, Boccia cammina sul bordo. Sempre garantito, sempre coperto, ma con scalpitii. Ha accettato sì di candidarsi per ben due volte a perdere, come uomo di apparato, le primarie pugliesi contro Nichi Vendola, ma anche, nel 2009, ha accarezzato concretamente anche l’idea di prendere la piega Civati, cioè di fare il candidato segretario giovane che prova a spezzare gli accordi dei grandi vecchi del Pd.

‘Vedroide’ convinto, nel senso della lettiana e trasversale associazione “Vedrò”, è passato sentimentalmente dall’essere il compagno dell’anima organizzatrice di Vedrò, Benedetta Rizzo, a sposarsi con una degli ospiti fissi di Vedrò, la pidiellina Nunzia De Girolamo.

Un legame quest’ultimo che, secondo la più ovvia delle tradizioni, lo mette al centro dei sospetti di intelligenze col nemico: per esempio in privato il suo nome viene sempre citato dai piddini tra i sospettati numero uno, quando si tratta di elencare i possibili 101 “traditori” che non hanno votato Prodi presidente della Repubblica, facilitando così la strada verso le larghe intese.

Un sospetto che tralascia il fatto che anche col Professore di Bologna al Quirinale, per Boccia non sarebbe andata male, considerati i rapporti; ma che appunto rende l’idea della differenza da Letta, il quale nessun appiglio ha offerto per fare gravare su di sé l’identico sospetto.

 

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