In pratica, quindi, i contribuenti italiani pagano meno tasse solo in confronto a belgi, francesi e austriaci. Mentre è tutto da verificare se lo facciano in cambio di servizi migliori. Quel che è certo è invece chel’incremento della pressione fiscale non è stato accompagnato da una parallela riduzione della spesa pubblica, come sarebbe invece dovuto accadere in un circuito virtuoso volto a uscire dalla spirale della crisi. E, soprattutto, in linea con il manifesto della spending review del governo Monti. A questo proposito, dai dati di Bankitalia risulta che nel 2012 la spesa dello Stato è salita al 50,7% del Pil dal 50,0% del 2011.
Nei Paesi europei la spesa ha un’incidenza maggiore sul Pil solo in Danimarca (59,5%), Francia (56,6%), Finlandia (55,6%), Belgio, Grecia (entrambi al 54,7%), Svezia (51,8%) e Austria (51,2%). Sulla spesa italiana pesa per una quota importante il debito pubblico. L’incidenza della spesa sul Pil al netto degli interessi è infatti nel 2012 al 45,2% (in aumento comunque rispetto al 45,0% del 2011). E infatti il peso del debito in Italia il più gravoso d’Europa, fatta eccezione per la Grecia.
A tirare la cinghia sono invece le famiglie che stanno risparmiando anche sul bene primario per definizione, il cibo. Nell’ultimo anno, secondo l’Istat, si è registrato un vero e proprio crollo sul consumo degli alimenti e, in particolare, sulla quantità e/o la qualità di ciò che va in tavola. I dati evidenziano in particolare che la percentuale delle famiglie che nel 2012 ha ridotto la qualità e/o la quantità dei generi alimentati acquistati è lievitata al 62,3% dal 53,6% dell’anno precedente. Tradotto in soldoni, oltre sei nuclei su dieci stanno mettendo in atto strategie di contenimento dei consumi per i prodotti della tavola.
Non solo. Nel 2012 anche le famiglie più ricche, cioè quelle con i livelli di consumo più elevati, hanno tagliato gli acquisti. La loro spesa media mensile si è ridotta del 5,7%, scendendo a 3.280 euro (a fronte dei 3.477 euro del 2011). Secondo l’Istat, naturalmente, la contrazione dei consumi interessa anche la fascia più povera, ovvero quella con i livelli di spesa più bassi (-1,5%, a 972 euro contro i 987 del 2011).
In generale secondo l’istituto, l’anno scorso la spesa media mensile per famiglia è risultata pari, in valori correnti, a 2.419 euro (-2,8% rispetto all’anno precedente). Tenuto conto dell’errore campionario (0,6%) e della dinamica inflazionistica (+3%), la spesa è diminuita anche in termini reali. Il valore mediano della spesa mensile per famiglia risulta pari a 2.078 euro; il valore è identico a quello del 2011, a seguito della più marcata diminuzione della spesa tra le famiglie con livelli di spesa elevati.
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