Anche la mafia giapponese ha un giornale. E il boss firma in prima

Anche la mafia giapponese ha un giornale. E il boss firma in prima

Giappone, anche la yakuza ha il suo giornale
L’editoriale del boss: «Tempi cupi per la mafia»

Il «giornale ufficiale» del clan. Otto pagine tra cronaca e le opinioni del «padrino»: «La polizia ci rende la vita difficile»

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banner_corseraUna newsletter con tanto di pagina dedicata alla poesia, di rubrica sulla pesca curata dai gangster anziani e di consigli alle giovani leve scritti personalmente dal «kumicho», il «boss dei boss». A metà fra house-organ e e giornale d’informazione vero e proprio, sia pure distribuito in tutta segretezza. Lo Yamaguchi-gumi, il più grande gruppo criminale della yakuza, la mafia giapponese, ha il suo magazine «Yamaguchi-gumi Shinpo» (newsletter), il cui ultimo numero è stato distribuito il 5 luglio, nel corso di un evento tenuto a Kobe, la città del Giappone centrale sede quartiere generale dell’organizzazione. Otto pagine in tutto, in base a quanto descritto dal Sankei Shimbun, aperte da un «editoriale» scritto niente meno che dal «padrino» Kenichi Shinoda, 71 anni e sesto «kumicho» (boss) del cartello, pieno di suggerimenti ai più giovani sui valori e sulla disciplina da seguire con scrupolo per «avere successo». in fondo nulla di diverso da quanto raccontato anche da Roberto Saviano in «Gomorra»: anche la camorra avrebbe i suoi giornali ufficiali, con i cronisti che seguono le gesta dei boss e dei clan.

TEMPI DI CRISI – In tempi ormai difficili il brand principe della yakuza non è più sufficiente «a generare redditività» alle operazioni criminali, ha ammesso Shinoda, a capo della grande «famiglia» che conta almeno 27.700 affiliati in tutto il Paese, condannato a 13 anni di carcere per aver ucciso negli anni ’70 un boss rivale con una katana, la spada dei samurai. Il numero di affiliati yakuza è diminuito drasticamente negli ultimi anni, attestandosi a quota 63.200 su scala nazionale alla fine del 2012, in calo di ben 7.100 unità rispetto all’anno precedente, secondo l’Agenzia della polizia nipponica. La ragione può essere che «è sentito come più difficile da portare avanti l’attività criminale sotto le misure antimafia che impediscono l’apertura di conti bancari e la sottoscrizione di contratti immobiliari», secondo una fonte della polizia citata dal quotidiano Mainichi. Un fenomeno che non ha risparmiato lo Yamaguchi-gumi che costituisce oltre il 40% del cartello malavitoso della nazione, ma che ha perso 3.300 affiliati lo scorso anno.

«TOP-SECRET» – La newsletter, molto diffusa negli anni ’60 e ’70, non è pubblica, ma in base a quanto ricostruito, si caratterizza per una accurata sezione sulle indicazioni per i viaggi più accurati per praticare la pesca, nel resoconto dei gangster più anziani, oltre alle rubriche sulla satira attraverso gli haiku – una forma tradizionale giapponese della poesia, molto breve – e ai giochi sulla scacchiera come Go e Shogi. Il core business della yakuza è simile a quelli della mafia italiana o delle Triadi cinesi: gioco d’azzardo, prostituzione, droga, usura, racket e operazioni di vario genere effettuate con società di copertura.

GANG TOLLERATE – In generale, le gang non sono illegali, anzi sono tollerate dalle autorità fino alla collusione, pur se ci sono periodiche strette soprattutto con le guerre tra clan. I grandi e colorati tatuaggi sul corpo distinguono gli affiliati e l’assenza delle falangette delle dita testimoniano l’amputazione come tributo per un insuccesso: tutti sono tenuti al rispetto del codice d’onore, come gli antichi samurai.

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