Cappellacci in Argentina, missione quasi segreta

Cappellacci in Argentina, missione quasi segreta

Il presidente a Buenos Aires ma nessuno in giunta conosce i motivi del viaggio. C’è chi già ipotizza la fine anticipata della legislatura

di Alfredo Franchini

banner_nuova_sardCAGLIARI. Un viaggio in Argentina e Brasile. Improvviso e soprattutto senza una motivazione ufficiale. E’ il viaggio del presidente Cappellacci che è partito con una delegazione ristretta e una missione segreta da compiere in Sudamerica. Un piccolo giallo. Della delegazione fanno parte l’assessore regionale al Lavoro, Mariano Contu, il consigliere dei Riformatori Franco Meloni, il direttore generale della presidenza della giunta, Gabriella Massidda e uno dei consulenti dell’esecutivo, Franco Manca.

Cappellacci ha lasciato l’isola domenica scorsa e dovrebbe essere già stato a Buenos Aires dove avrebbe portato una statua della Madonna di Bonaria: come si ricorderà era stato il papa a proporre il viaggio in Sardegna (programmato per settembre) proprio al santuario di Bonaria. La tesi più accreditata è quindi che Cappellacci si sia recato in Argentina per preparare l’incontro con il pontefice a Cagliari, magari facendo intervenire alla cerimonia in Sardegna anche importanti autorità argentine. Anche le precedenti visite di un pontefice a Cagliari sono sempre state vissute dai politici come un’importante occasione. E proprio in questi giorni nel Centrodestra sardo sta emergendo uno scenario secondo il quale il presidente Cappellacci potrebbe dimettersi, chiudendo la legislatura in anticipo, subito dopo la visita di papa Francesco. La legge elettorale regionale, approvata di recente dal Consiglio, non è ancora in vigore: non è stata pubblicata sul Buras e poi prevede tre mesi di “raffreddamento”; è stata approvata con una super maggioranza, fatto che impedisce ai consiglieri regionali di chiedere il referendum ma non ai cittadini di raccogliere le cinquantamila firme previste. Significa che se Cappellacci si dimettesse in anticipo potrebbe ricandidarsi alla presidenza (non essendo in vigore la nuova legge). Col risultato di spiazzare il Centrosinistra che ha programmato le primarie per il 29 settembre ma anche di tagliare le gambe a quanti nel Centrodestra sperano di conquistare la leadership.

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