Calderoli insulta Kyenge: se la vedo penso a un orango

Calderoli insulta Kyenge: se la vedo penso a un orango

Una nuova pesante bordata contro la titolare per l’Integrazione di origine congolese

banner_corseraTREVIGLIO (Bergamo) — Due giorni dopo la visita di Cécile Kyenge a Bergamo, quando la Lega aveva accolto il ministro facendo sorvolare la città a un Piper con lo striscione «Stop ai clandestini», dal Carroccio parte una nuova, pesante, bordata alla volta della titolare per l’Integrazione di origine congolese. L’autore è Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato ed ex titolare del ministero per la Semplificazione. «Fa bene a fare il ministro, ma forse lo dovrebbe fare nel suo Paese. È anche lei a far sognare l’America a tanti clandestini che arrivano qui» dice dal palco della festa del partito a Treviglio. Poi passa agli insulti: «Io mi consolo — tuona Calderoli davanti a circa 1.500 persone — quando navigo in Internet e vedo le fotografie del governo. Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango».

Frasi che riportano ai tempi del Calderoli «Richelieu» lumbard, delle polemiche sulla maglietta anti-islam che gli costò le dimissioni dal dicastero per le Riforme istituzionali nel 2006. Un cambio di tono che ricorda i botti del Carroccio, e le frasi sui fucili di Bossi. E ieri sera Calderoli ha continuato così: «Sono stato malato, ve ne siete accorti. Ecco: ho capito che il tempo da perdere non c’è. Al centrosinistra che sostiene che la Costituzione è scritta nel sangue, dico che le riforme vanno fatte. A costo di usare lo stesso inchiostro». Poi, sul Vaticano: «Predica bene e razzola bene, perché ha una legge sui respingimenti dal ’29». Frasi di fuoco. E dire che due settimane fa a Spirano, Calderoli si era sentito dare da Bossi del «democristiano». Il colonnello lumbard aveva finito col riprendere il vecchio capo in pubblico perché «contestando Maroni fai male al movimento». «Ho pensato — ha detto ieri — che per quello qualcuno avrebbe chiesto la mia espulsione. Non è accaduto. E alla fine, da due settimane, la Lega marcia unita: Bossi non ha usato più certi toni». Ai cannoneggiamenti, ci ha pensato lui.

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