L’Onu rivede i dati demografici: nel 2100 l’Africa supererà Cina e India, gli Europei quasi scomparsi

L’Onu rivede i dati demografici: nel 2100 l’Africa supererà Cina e India, gli Europei quasi scomparsi

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Secondo le stime gli africani saranno 4 volte di più. Gli europei quasi scomparsi, 1 su 10. Lagos, Kinshasa, Addis Abeba, Dar es Salaam e Niamey le metropoli boom dei prossimi anni. Dati che, incrociati con il riscaldamento globale, fanno ipotizzare una crescita esponenziale dei flussi migratori

di MAURIZIO RICCI

C’è l’Africa nel nostro passato. Centomila anni fa, l’umanità è partita dagli altopiani del continente nero per colonizzare il mondo. E c’è l’Africa nel nostro futuro. Entro questo secolo, il grosso degli uomini e delle donne che popolano il pianeta sarà originario dell’Africa. Un extraterrestre che, nel 2100, facesse una visita mordi-e-fuggi sul nostro pianeta e ci dovesse descrivere brevemente riferirebbe che, per lo più, i nostri nipoti e pronipoti hanno la pelle nera e i capelli crespi. Almeno quattro persone su dieci, di quelle che avrebbe incontrato sarebbero africane. Molto più che cinesi e indiane. E gli europei? Be’, l’extraterrestre dovrebbe aver fortuna per trovarli. Praticamente invisibili, una sparuta minoranza: uno su dieci.

La popolazione della Terra cresce, infatti, un po’ più lentamente che negli ultimi decenni, ma continuerà a crescere, soprattutto in Africa. Almeno questo è l’ultimo messaggio che arriva dai computer dell’Onu. Di cui è bene fidarsi fino a un certo punto. I dati sul boom demografico africano correggono, in parte, la previsione che la stessa Onu aveva fornito un anno fa, quando si pensava che la crescita della popolazione fosse destinata ad arrestarsi nei prossimi decenni. Invece no: andrà avanti anche dopo il 2050. Succede, con le proiezioni. Quelle demografiche si basano, sostanzialmente, su due fattori.

Il primo è l’aspettativa di vita. Salvo catastrofi imprevedibili (una pandemia? Il cambiamento climatico?) è molto probabile che uomini e donne, grazie ai miglioramenti igienici e sanitari, vivranno più a lungo: 89 anni, in media, nei paesi ricchi, 81 in quelli che lo sono un po’ meno. L’altro fattore è molto più volatile. È la fertilità delle donne: quanti bambini ognuna di loro mette al mondo. Il problema, più che fisiologico, è culturale: dipende soprattutto dall’età del primo parto. Scolarizzazione, urbanizzazione, aumento del reddito, di solito, la ritardano. Ma gli esperti dell’Onu avevano, a quanto pare, sopravvalutato questi fattori. La fertilità è più alta del previsto. Il risultato è che, oggi, siamo un po’ più di sette miliardi e, con nuovi conti, saremo un po’ più di otto nel 2025, appena meno di dieci nel 2050, circa undici nel 2100. Miliardo più, miliardo meno (10,9-11,3 miliardi è il range medio ipotizzato).

Lagos, Kinshasa, Addis Abeba, Dar es Salaam, anche Niamey. Sono queste le metropoli-boom dei prossimi decenni. I paesi destinati a una più rapida crescita di popolazione sono, in effetti, paesi di cui parliamo poco, se non mai: Nigeria, Congo, Etiopia, Tanzania, Niger. L’Africa che ha oggi, sparsi fra savane, foreste e deserti, poco più di un miliardo di abitanti, ne avrà, prevede l’Onu, più del doppio (2,4 miliardi) nel 2050 e quattro volte tanto (4,2 miliardi) a fine secolo. Più di Cina e India messe insieme. La politica del “figlio unico” di Pechino si prepara, infatti, a dispiegare i suoi effetti: dal 2030, la popolazione cinese comincerà a diminuire e potrebbe assestarsi poco sopra il miliardo di persone a fine secolo.

Quando, invece, gli indiani saranno, più o meno, un miliardo e mezzo. Oltre il doppio degli europei, destinati a restare, grossomodo, come oggi (640 milioni contro gli attuali 740 milioni). Se cercate partner biondi e con gli occhi azzurri, insomma, dovrete aver pazienza. Più facile, d’altra parte, che ne troviate candidi e con occhi acquosi, vagamente chiari.

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