La mission impossible dell’onorevole Razzi «Porto pace in Corea»

La mission impossible dell’onorevole Razzi «Porto pace in Corea»

«A Pyongyang vedrò Kim Jong-un»

banner_corseraMILANO – Può Antonio Razzi riuscire dove l’Onu e la diplomazia di mezzo mondo, finora, hanno potuto poco: mettere pace tra le due Coree, far rientrare la minaccia atomica? «Ci sono spiragli di dialogo». Così il senatore del Pdl, ex Responsabile, segretario della commissione Esteri, ieri sera, lasciata l’Aula, è partito alla volta di Pyongyang. Si fermerà per una missione di tre giorni. E in agenda c’è l’incontro con il leader Kim Jong-un.

«È meglio non parlarne troppo. Controllano tutto, anche cosa viene pubblicato in Italia. Non vorrei che, visto che a volte i giornalisti prendono per i fondelli, alla fine ci ripensassero…». Giornalisti o meno, l’obiettivo in effetti appare ambizioso. Tanto che il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, racconta Razzi, quando ha sentito i propositi della sua missione ha sorriso: «Se ci riesci, ti daranno il Nobel per la pace». «Ma non vado cercando queste cose», si schermisce il senatore, che giorni fa, presentando la sua trasferta coreana, ha chiarito: «Qualcuno ha ironizzato, ma forse ci voleva proprio Antonio Razzi per cercare di promuovere un progetto che nelle mie intenzioni dovrebbe portare, perché no, a un ravvicinamento tra i due Paesi, e a una riunificazione, a distanza da quel lontano 1953 quando al termine della guerra si separarono. Far cadere quel “muro”, lungo il 38° parallelo, come si è riusciti a buttare giù quello delle due Germanie nel 1989, è ancora un sogno che potrebbe, però, diventare realtà».

Certo, a fare il gioco dell’ironia (della sorte) ci si mette anche il cognome: si fa presto a ricordare le prove missilistiche che hanno fatto infuriare la comunità internazionale. Invece, spiega il senatore, con la Corea del Nord c’è un rapporto che viene da lontano. Basato su competenze («mi occupo della questione da tempo») ed esperienza («partecipo alle missioni in Corea da sei anni»). Anche se questa volta è diverso: «Con Kim Jung-un non ho mai parlato a quattr’occhi». Ma come, in un’intervista su Rete 8 ha raccontato di averlo incontrato, che «lui ha studiato a Berna e avete parlato in tedesco»? «Ci siamo visti, ma non a quattr’occhi. Non sono riuscito a fargli il discorso che volevo, è un po’ difficile». Ma con la diplomazia, assicura, i rapporti vanno avanti. Razzi ha incontrato, qualche settimana fa, l’ambasciatore nordcoreano. «Il primo passo sarà organizzare un incontro tra i diplomatici di Nord e Sud Corea, a cena».

Il senatore crede nel dialogo. Non crede invece a tutto quello che viene raccontato. Già alle Iene aveva detto che «non è vero quello che dicono, che hanno la bomba atomica, che la stanno costruendo, assolutamente: io non l’ho vista l’atomica». E ora aggiunge: «È un paese di persone socievoli e perbene: se perdi un portafoglio con 100 euro, lo ritrovi e ce ne sono 200. Ma vedrete, vi racconterò al ritorno…».

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