A CHE SERVE EMMA BONINO? A “FUMARSI” LA TALEBANA DEL FUMO LORENZIN

A CHE SERVE EMMA BONINO? A “FUMARSI” LA TALEBANA DEL FUMO LORENZIN

banner_dagospiaTabagista e antiproibizionista, la Bonino in Cdm sbotta contro il divieto di fumo in auto alla presenza di donne incinte e minori: “E’ una roba proibizionista, non la voterò mai” – Scazzo con la Lorenzin, ma Emma tiene duro e Lettaenrico (ovviamente) opta per un rinvio

Carmelo Lopapa per La Repubblica

«Ma siamo matti? Vietare il fumo anche in auto? Minori o donne incinte non mi interessa, questa è una roba proibizionista, non la sottoscriverò mai». La voce roca ma decisa del ministro Emma Bonino irrompe in Consiglio dei ministri proprio mentre la collega della Sanità, Beatrice Lorenzin, sta illustrando soddisfatta i nuovi divieti antifumo contenuti nel suo disegno di legge. Il premier Enrico Letta resta interdetto.

Si apre una disputa che inchioderà la riunione per almeno una decina di minuti. Tra l’imbarazzo generale. Lo scontro è politico, certo, ma assai aspro, tra le due. Già, perché il testo portato in riunione a Palazzo Chigi dalla responsabile della Sanità era ben più incisivo rispetto a quel che poi è stato presentato alla stampa.

Estendendo il divieto di fumo non solo a tutti gli spazi scolastici ma anche alle auto private in presenza di donne incinte o minori, fossero pure diciassettenni.

BINDI CAMUSSO BONINO CONCIA

Lorenzin in Consiglio dei ministri: «A qualcuno forse sfugge che il provvedimento nasce da studi del ministero che confermano come il fumo sia la principale causa di decessi in Italia e se i bilanci della Sanità sono in rosso, dipende anche dai costi enormi di quella piaga. Per non dire poi del fatto che un analogo divieto esiste negli altri principali paesi».

Il ministro della Sanità trova sponda nel collega dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Ma la Bonino, tabagista di vecchia data, non desiste e rincara: «Non lo firmo, se non togliete quella norma e la mettete ai voti, io voto contro».

Beatrice Lorenzin

È il presidente del Consiglio Letta, a quel punto, a intuire che non ci sarebbe stata via d’uscita. Meglio congelare di fatto il caso, pur dicendosi d’accordo con la Lorenzin sull’inasprimento generale delle regole antifumo, necessario «segnale di civiltà», dice. Per il momento, il testo viene mandato in aula senza il divieto sulle auto.

Ma la ministra della Sanità non si dà per vinta e, come spiegherà subito dopo ai colleghi e ai suoi collaboratori, tornerà alla carica proprio in Parlamento: «Sarà una battaglia totale». Insomma, la storia non finisce qui. Al ministero decideranno solo nelle prossime settimane se la norma sulle auto sarà inserita in un secondo momento nello stesso ddl o in un altro o addirittura se viaggerà in un nuovo provvedimento autonomo.

La freccia ulteriore che la Lorenzin porterà al suo arco è il dato del 15 per cento degli incidenti stradali collegati in Italia alle sigarette e alle distrazioni connesse. Su una cosa la ministra ha avvertito il premier e gli altri. Se la norma non sarà approvata presto in aula, lei si vedrà «costretta ad adottare un’ordinanza». La misura estrema, atto d’imperio sulla scia dell’illustre predecessore Sirchia.

 

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