NUOVA GRANA PER LETTA: IL POPOLO NO TAP

Gasdotto Tap, Enrico Letta vola in Azerbaigian per ringraziare Ilham Aliyev del gas che arriverà in Puglia

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banner_huffingtonDomenica Enrico Letta sarà a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Incontrerà Ilham Aliyev, presidente del paese ex sovietico dal 2003, successo al padre Heydar Aliyev, anche lui capo dello Stato (dal 1993) e prima ancora segretario del Partito comunista azero ai tempi dell’Urss. La classica storia di potere dinastico nello spazio post-sovietico.

Ma, a parte questo, che ci va a fare Letta a Baku? Il presidente del Consiglio ringrazierà personalmente Aliyev in merito alla decisione con cui quest’ultimo, a giugno, ha optato per convogliare il gas estratto dall’immenso giacimento di Shah Deniz nelle condotte della Trans-Adriatic pipeline (Tap)progetto italo-greco-albanesecon cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa.

Letta aveva preannunciato il viaggio a Baku durante il bilaterale di Atene con l’omologo greco Antonis Samaras, tenutosi a fine luglio. In quell’occasione aveva sottolineato l’importanza strategica del Tap, sia in chiave europea che italiana. La realizzazione del gasdotto “avrà effetti per i prossimi 20 anni […] spostando il cuore degli hub energetici europei e rendendo l’area adriatico-jonica al centro della futura politica energetica europea”, aveva precisato l’inquilino di Palazzo Chigi.

In effetti, con la scelta di Aliyev, il Tap diventa lo strumento principale della strategia Ue sulla diversificazione dell’approvvigionamento energetico, troppo legato alle importazioni dalla Russia. L’obiettivo esplicito di Bruxelles è tagliare la dipendenza da Mosca e creare solidi legami energetici con l’Asia Centrale, ricca di materie prime. Shah Deniz, le cui riserve sarebbero pari a un triliardo di metri cubi, è al momento il più importante bacino da cui l’Europa intende abbeverarsi.

La costruzione del Tap, che dovrebbe cominciare nel 2015 e terminare nel 2019, avrà ricadute positive anche sull’Italia, aiutando – così Letta nel corso del vertice di Atene – a tenere giù i prezzi dell’energia e a favorire dunque la competitività del paese. Gli elevati costi energetici sono infatti tra i motivi che, a detta degli esperti, limitano il potenziale dell’economia italiana, nonché la capacità di attrarre investimenti dall’estero.

Oltre a questo, Letta aveva esplicitato che il Tap creerà posti di lavoro. Quanti? Sarebbero duemila, secondo quanto spiegato dal country manager della Tap, Giampaolo Russo, in una recente audizione al Senato.

Intanto, nel Salento, dove i tubi del gasdotto dovrebbero raggiungere il territorio italiano, al termine del tragitto sul fondale ionico e adriatico, monta la protesta delmovimento No Tap.

È una rete di municipi e associazioni che denuncia i possibili danni ambientali, paesaggistici e turistici che la pipeline potrebbe causare. I No Tap, recentemente, hanno conquistato alla loro battaglia lo scrittore Erri De Luca, secondo il quale il progetto del gasdotto va contrastato facendo leva sul diritto alla bellezza paesaggistica.

Se in Italia il gasdotto incontra l’opposizione dei No Tap, a livello internazionale – viene da pensare – potrebbe alimentare polemiche da parte russa.

Del resto la pipeline italo-greco-albanese e la relativa strategia europea che ne ispira la realizzazione cozzano teoricamente contro un altro programma di politica energetica che vede l’Italia impegnata: il South Stream, il maxi gasdotto promosso da Gazpromche, risalendo la dorsale balcanica e terminando al Tarvisio, porterà in Europa il metano russo.

Eni fa parte del consorzio internazionale che gestisce il segmento offshore della pipeline, nel Mar Nero. In altri termini l’Italia si ritrova coinvolta in due distinti schemi. Da una parte appoggia Gazprom e dall’altra promuove lo sforzo europeo orientato a diminuire la dipendenza dall’energia russa.

Siamo davanti a un paradosso? In linea generale viene da dire di sì. Ma c’è da tenere conto di come il Tap, seppure concorrenziale ai piani del Cremlino, ha una portata politico-energetica minore rispetto al Nabucco, gasdotto pensato e sponsorizzato dall’Ue, il cui percorso ricalca a grosse linee quello di South Stream. Per Mosca l’importante era affossare Nabucco e il fatto che gli azeri abbiano scelto di privilegiare la Tap anziché lo stesso Nabucco indica che l’obiettivo è stato raggiunto. I tubi italo-greci-albanesi possono dare sì fastidio ai russi, ma fino un certo punto.

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