Egitto: 300 morti, ora stato d’emergenza
El Baradei si è dimesso. “Assaltate 22 Chiese”

La polizia sgombera con la forza i sit-in dei manifestanti favorevoli al deposto presidente Morsi. Lanci di lacrimogeni, ruspe sulle tende. I Fratelli musulmani: “Più di 2.000 vittime”. Uccisi due giornalisti. L’esercito al fianco della polizia, misure straordinarie “per un mese”. Coprifuoco dalle 19 di oggi fino alle sei del mattino in tutto il Paese. Usa: “Contrari allo stato d’emergenza, militari rispettino diritti umani”. Si dimette il vicepresidente El Baradei

Due poliziotti che sparano ad altezza uomo quelli che secondo l'agenzia Al-Youm Al-Saba sono proiettili veri. Le immagni riprese dall'alto testimoniano ancora una volta la giornata di violenza che sta sconvolgendo il Cairo e le altre più importanti città dell'Egitto

Due poliziotti che sparano ad altezza uomo quelli che secondo l’agenzia Al-Youm Al-Saba sono proiettili veri. Le immagni riprese dall’alto testimoniano ancora una volta la giornata di violenza che sta sconvolgendo il Cairo e le altre più importanti città dell’Egitto

 

banner repubblicaIL CAIRO – Una giornata di sangue in Egitto, cominciata con l’assalto all’alba ai campi dei manifestanti pro-Morsi e segnata da un elenco progressivamente aumentato di vittime e feriti. E’ di 278 morti, tra i quali 43 poliziotti l’ultimo bilancio riferito dal governo egiziano. Il portavoce del ministero della salute, Mohamed Fathallah, ha spiegato che i morti sono quasi tutti civili e che al Cairo 61 persone sono morte nel presidio dei manifestanti in piazza Rabaa al-Adawiya e 21 in quello di piazza Al-Nadha. Il ministero della Salute del Cairo, in un precedente comunicato, aveva parlato di almeno 149 morti e 1.403 feriti in tutto l’Egitto. Ma il tragico conteggio è molto diverso a seconda delle fonti. Per i Fratelli musulmani le vittime sono oltre 2.000, con 10.000 feriti. Il ministro dell’Interno egiziano ha ribadito: “Non permetteremo altri sit-in in nessuna piazza, in nessun luogo, nel Paese”.

MAPPA INTERATTIVA / FOTORACCONTO / LE VITTIME

Dimissioni El Baradei. Nel pomeriggio il vicepresidente ad interim Mohamed
El Baradei rassegna le dimissioni dopo le violenze politiche scoppiate nelle piazze egiziane e lo comunica con una lettera al presidente egiziano, in cui spiega: “Mi è diventato difficile di proseguire ad assumere la responsabilità di decisioni con le quali non sono d’accordo e di cui temo le conseguenze”, scrive tra l’altro il vicepresidente dimissionario e premio Nobel per la pace. “Purtroppo coloro che trarranno vantaggio da quello che è accaduto oggi sono coloro che fanno appello alla violenza e al terrore, i gruppi estremisti”, ha sottolineato. Ex-capo dell’agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) e importante figura dell’opposizione laica, El Baradei era stato nominato vice-presidente incaricato delle relazioni internazionali all’inizio di Luglio, dopo la destituzione da parte dell’esercito di Morsi e rivestiva un importante ruolo di equilibrio rispetto al nuovo uomo forte dell’Egitto, il generale Abdel Fattah Al-Sissi. E anche i vice premier Hossam Eissa e Ziad Bahaa El-Din hanno presentato le loro dimissioni in segno di protesta.

Il coprifuoco. I Fratelli Musulmani hanno chiesto alla popolazione di scendere in piazza “contro il massacro” e i manifestanti si sono organizzati a Suez, ad Alessandria, a Minya e ad Assiut. Ma per tutta risposta le autorità statali hanno dichiarato “lo stato d’emergenza dalle 14 ora di Greenwich” (le 16 in Italia) e “per la durata di un mese”. Una misura a cui è seguita quella ancora più drastica del coprifuoco che è entrato in vigore dalle 19 di oggi e durerà fino alle 6 del mattino. Un provvedimento che riguarda tutti i governatorati egiziani, compreso Il Cairo, Giza e Alessandria. Il primo ministro egiziano Hazim el Beblawi in un messaggio televisivo ha dichiarato che lo stato d’emergenza durerà “il meno possibile”. Poi ha aggiunto: “Abbiamo aspettato la fine del Ramadan per avviare questa operazione. La libertà di espressione non può arrivare a bloccare la vita quotidiana nel paese e vi era urgenza di prendere decisioni per affrontare la situazione. Prima dell’intervento avevamo chiesto alle forze di sicurezza di esercitare il massimo di autocontrollo”. Beblawi ha promesso la costruzione “attraverso il processo elettorale” di uno “Stato non religioso e non militare ma democratico, civile, aperto a tutto il mondo e inclusivo”

Manifestanti lasciano piazze.
 Dopo il blitz i sostenitori di Morsi hanno lasciato piazza Rabaa al-Adawiya al Cairo con le mani alzate in segno di arresa. Le immagini vengono trasmesse dalla televisione di Stato e dall’emittente privata ONTV. Secondo quanto riferisce la tv, il ministero degli Interni ha offerto un salvacondotto a coloro che decidano di abbandonare volontariamente il sit-in in corso dal 3 luglio. La tv di Stato ha poi riferito che la polizia ha ripreso il pieno controllo delle piazze dove si trovavano i manifestanti. E annunciato, secondo fonti delle forze di sicurezza, l’arresto di otto dirigenti dei Fratelli Musulmani, tra cui Mohamed El Beltagui, segretario generale di Giustizia e Libertà dei Fratelli Musulmani; i dirigenti Essasm El Erian e Safwat Hegazy; il portavoce Ahmed Aref. Una notizia questa smentita poi dal ministro dell’Interno Ibrahim, secondo cui i due leader dei Fratelli Musulmani, Essam el-Erian e Mohamed El-Beltagui, non sono stati arrestati.

Attacchi alle chiese. E tra le reazioni dei Fratelli musulmani si registra l’assalto a numerose chiese.  Padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, ha dichiarato che ne sono state attaccate già ventidue, per lo più copte, ma tra queste anche sette cattoliche, fra cui un monastero e un ospedale di suore. Non ci sono morti ma ci sono feriti e “la situazione per i cristiani è gravissima”, dice

Bonino, stop violenza. “Sono profondamente addolorata per quanto sta avvenendo in Egitto e per la perdita di vite umane. Avevo espresso l’auspicio che le piazze dei sit in si svuotassero grazie al raggiungimento di un accordo tra le parti, e non con l’intervento delle forze di polizia che non aiuta la ricerca di una soluzione alla crisi politica”, ha affermato la titolare della Farnesina, Emma Bonino. “Mi rivolgo a tutte le forze in campo – ha poi aggiunto – affinchè facciano tutto quanto in loro potere per fermare immediatamente la violenza esplosa nel Paese.
Dalla Farnesina poi l’invito agli italiani a non fare viaggi in Egitto con “destinazioni diverse dai resort in Mar Rosso (Sharm el Sheikh, Marsa Alam, Berenice, Hurghada) e nella costa nord (Marsa Matrouh, El Alamein)”, dove per ora non ci sono elementi di criticità. Sconsigliate ‘fortemente’ anche le escursioni. E “disagi” precisa poi il ministero degli Esteri potrebbero esserci anche “nelle istallazioni turistiche”.

Le reazioni internazionali. Una condanna secca delle violenze della polizia contro i manifestanti egiziani è quella espressa dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che, lanciando un ennesimo appello alla “riconciliazione inclusiva”, giudica “la violenza, usata da qualsiasi delle parti” una “non risposta alla crisi egiziana”. La Turchia ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu e alla Lega Araba di agire in fretta per fermare un “massacro”, mentre l’Iran avverte che il rischio è di sprofondare in una “guerra civile”.

Il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, condanna le violenze in Egitto e chiede al governo ad interim “la massima moderazione e di porre fine all’emergenza il più presto possibile, per consentire la ripresa della vita normale”, precisa in una nota sottolineando che la violenza lascia l’Egitto “verso un futuro incerto”.

La Casa Bianca, da parte sua, si è detta fortemente contraria allo stato di emergenza dichiarato dal govenro egiziano e ha chiesto ai militari il rispetto dei diritti umani. “Gli Stati Uniti, nel bocciare il ricorso alla violenza e allo stato d’emergenza, continueranno a mantenere colloqui con le autorità del Cairo allo scopo di arrivare a una transizione pacifica verso un governo democraticamente eletto e il rispetto dei diritti umani. Questo processo è l’obiettivo degli Usa”. ha dichiarato il vice portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. E il segretario di stato americano John Kerry ha condannato le violenze, parlando di “eventi deplorevoli, la violenza non è la strada per la democrazia”.

Anche il primo ministro britannico David Cameron ha stigmatizzato la violenza in Egitto auspicando una “vera transizione democratica” perché “questa violenza non risolverà niente. In Egitto -ha affermato Cameron -serve una vera transizone verso una vera democrazia. Questo significa compromessi da parte di tutti: i sostenitori del presidente Morsi e i militari. Non sosteniamo questa violenza, la condanniamo completamente, non risolverà i problemi”.

Un’ulteriore appello è quello lanciato dal ministero degli Esteri russo che ha chiesto a tutte le forze politiche egiziane di esercitare la moderazione.

La Francia, con una nota del ministero degli Esteri, “deplora con vigore” le violenze avvenute negli sgomberi, e aggiunge “è essenziale che questa violenza cessi e che la logica della calma prevalga”.

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