Nuova strage in Siria. Come denunciano gli attivisti, questa mattina nei sobborghi di Damasco un raid condotto dall’esercito, si teme con l’uso di armi chimiche, avrebbe provocato decine o centinaia di morti. Ma i numeri non sono chiari e Al-Arabiya, citando il portavoce dell’Esercito siriano libero, parla addirittura di 1.188 vittime. Intanto, il governo di Bashar Assad nega, parlando di notizie infondate volte solo a interrompere il lavoro degli esperti dell’Onu che si trovano in Siria
proprio per indagare su presunti attacchi con armi chimiche avvenuti in precedenza. Le cifre del massacro non sono chiare. Questa mattina il capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdul-Rahman, riferiva che oltre 40 persone sono morte, ma il bilancio potrebbe arrivare fino a 200 vittime. In un secondo momento Al-Arabiya, che forniva un bilancio più alto fin da subito, è arrivata a parlare di 1.188 morti, citando il portavoce dell’Esercito siriano libero.
Da quanto riferisce l’Osservatorio, le forze armate avrebbero usato lanciarazzi dall’alba per colpire le città di Erbin, Zamalka, Ein Terma, così come Ghouta orientale. Qui, spiega il gruppo di attivisti, l’esercito avrebbe usato “gas velenosi”, causando decine di morti e centinaia di feriti. A Ghouta occidentale, le forze aeree hanno bombardato parti della città di Mou’adamiya. I residenti dell’area accusano a loro volta le forze armate di aver usato gas velenosi.
A testimonianza della strage, sono state fornite dal Comitato locale di Erbin una serie di fotografie, ottenute da Associated Press. Nelle immagini si vedono le numerose vittime, tra cui diversi bambini. Sui corpi non sembrano comparire segni di ferite da arma da fuoco.
Il governo di Damasco respinge le accuse, parlando di notizie “assolutamente senza fondamento”. “Stanno cercano di distogliere la commissione dell’Onu sulle armi chimiche dalla sua missione”, ha detto un funzionario citato dall’agenzia di stampa statale Sana. Proprio in questi giorni si trova in Siria il team di esperti di archi chimiche delle Nazioni unite, composto da 20 membri e guidato dallo svedese Ake Sellstrom. Il gruppo, arrivato domenica a Damasco, dovrà indagare su tre siti dove si pensa che nei mesi scorsi siano state utilizzate armi chimiche.
Alla squadra dell’Onu si è rivolto all’Osservatorio, chiedendo che “faccia visita alle aree colpite” dagli ultimi raid e “garantisca che i rifornimenti medici e di soccorso raggiungano la popolazione prima possibile”. Il governo guidato da Bashar Assad ha sempre negato l’uso di questo tipo di armamenti, puntando invece il dito contro i ribelli.
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