La politica non deve avere costi

controbuiodi Paolo De Gregorio, 20 agosto 2013

L’onnipotenza del denaro non fa buona democrazia.

Aerei usati per propaganda politica, maxi manifesti, pulman e pranzo pagati per i manifestanti sotto casa di B. a Roma, non sono espressioni di libertà di pensiero, ma eventi resi possibili solo da disponibilità illimitata di denaro che favorisce in modo indecente solo chi lo possiede. E’ lo stesso gioco a cui assistiamo nel calcio, che alla fine risulta scontato e noioso: tre squadre, Juventus, Inter, Milan, negli ultimi 20 anni hanno sempre vinto lo scudetto, esclusivamente in ragione della maggiore disponibilità di denaro rispetto alle altre squadre. Ma la politica, massima espressione della democrazia, si deve sottrarre a questa logica e si deve dare delle regole ferree di salute pubblica, per far sì che la politica non abbia costi e dunque non ci si rassegni più a subire la dittatura del denaro, né di quello privato, né di quello del finanziamento pubblico ai partiti.

Le regole sono semplici: la propaganda politica può essere svolta sul territorio in cui il candidato risiede da almeno 5 anni, esclusivamente con i contatti “porta a porta” e con comizi in luoghi pubblici messi gratuitamente a disposizione dai Comuni. E’ più che sufficiente per farsi conoscere dall’elettorato, per far conoscere il proprio programma e nessuna libertà viene tolta a nessuno.

Le “libertà” di far affiggere ovunque manifesti, di spot in televisione o sui giornali, di offrire cene elettorali, sono privilegi che solo i candidati ricchi hanno e ciò altera la competizione politica che dovrebbe essere rigorosamente ad armi pari. La classe dirigente deve nascere dal territorio e deve essere portato in politica al massimo livello chi del territorio si è occupato, chi ne conosce a fondo i problemi, chi si è dato da fare per migliorare le cose, chi ha testimoniato il suo disinteresse e la sua onestà.

Farsi abbindolare da campagne mediatiche spettacolari, costose, ripetitive, piene di promesse generiche da parte di personaggi nominati dalle segreterie di partito è da sudditi deficienti e, se non si cambia sistema con una legge elettorale nuova che comprenda queste regole, nessun cambiamento è possibile. Sento che Grillo vuole mettere in discussione in Rete la riforma della legge elettorale. Era ora! Perché dobbiamo uscire dal generico e dobbiamo coinvolgere gli italiani nella stesura di una nuova legge elettorale che sia comprensibile, semplice, dove siano i cittadini dal basso a decidere chi sarà il loro candidato, perché lo conoscono e lo hanno visto attivo sul territorio, ribaltando così l’attuale potere dei partiti che tirano dentro capibastone, signori delle tessere, ladri, mafiosi, baldracche.

E’ la principale rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno: da sudditi a protagonisti!

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