WASHINGTON – L’unica cosa che sembra esclusa è un intervento dell’esercito via terra, ma per il resto gli Stati Uniti studiano tutte le opzioni a disposizione nello scenario siriano. Le forze armate si stanno mobilitando, ha confermato il segretario alla Difesa Usa Chuck Hagel. E gli esperti studiano il precedente del Kosovo, con interventi solo aerei.
Che siano state usate dalla Siria armi chimiche è quanto oggi sostegono anche l’Iran, che accusa i ribelli di averle utilizzate e mette in guardia contro “qualsiasi intervento militare”, e la Francia che afferma, al contrario, come “non potrà non esserci una reazione forte”. La tv di stato siriana ha anche detto che sono state trovate. Alcuni soldati sarebbero entrati in tunnel dei ribelli nascosti nella periferia di Damasco, dove erano nascosti agenti chimici. Secondo le emittenti tra i soldati ci sarebbero state vittime per soffocamento. Come prova rappresentanti del regime siriano hanno condotto troupe di giornalisti stranieri sul luogo dell’odierno “attacco chimico” compiuto “da terroristi” contro soldati governativi a Damasco, nel quartiere di Jawbar.
Ma la Casa Bianca aspetta. Nulla è deciso e Obama vorrebbe un via libera dell’Onu. Intanto ha incontrato i Consiglieri anziani della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Lo ha reso noto la Casa Bianca, aggiungendo che “tutte le opzioni sono in campo”, e che l’intelligence sta valutando fatti e prove. Un’accelerazione decisa nelle ultime ore, dopo la denuncia da parte dei ribelli di massacri perpetrati dal regime di Assad con i gas tossici.
E oggi nella capitale siriana è arrivata Angela Kane, l’inviata dell’Onu, per incontrare i vertici del regime e discutere con loro i termini dell’inchiesta sull’utilizzo di gas nervino.
La posizione russa. In un’intervista alla Cnn il presidente americano aveva avvertito che un intervento potrà avvenire solo se ci sarà un mandato delle Nazioni Unite. Ma all’Onu finora la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha sempre sostenuto il regime di Assad. Secondo il New York Times, l’amministrazione Obama è “profondamente divisa” al suo interno riguardo a eventuali azioni militari contro il presidente siriano Bashar al-Assad.
Ieri il governo russo ha invitato il presidente ad autorizzare gli inquirenti delle Nazioni Unite a raggiungere le zone a est di Damasco dove si sarebbe verificato l’attacco con agenti chimici. Fonti diplomatiche americane, e di altri paesi occidentali, hanno chiarito che l’iniziativa della russia non riflette alcun cambiamento nel suo sostegno ad Assad o la sua contrarietà a provvedimenti punitivi del consiglio di sicurezza Onu. Ieri Cbs News, citando funzionari dell’amministrazione, ha riportato che le agenzie dell’intelligence americana avevano riscontrato attività in zone note come siti di armi chimiche prima dell’attacco di mercoledì. L’attività poteva forse rappresentare i preparativi per l’assalto. “Con la Russia che probabilmente metterebbe il proprio veto in Consiglio di Sicurezza” l’amministrazione potrebbe valutare se bypassare l’Onu sulla Siria.
La critica della Germania. Angela merkel ha criticato Cina e Russia, alleate del regime di Damasco, per aver bloccato il testo delle Nazioni Unite promosso dall’Occidente che chiede che sia garantito accesso senza vincoli agli ispettori che indagano sull’uso di armi chimiche in Siria.
Obama studia precedente Kosovo. E’ un precedente “ovvio per Obama perché in Kosovo, come in Siria, civili sono stati uccisi e la Russia aveva legami di lunga durata con le autorità di governo accusate degli abusi. Nel 1999 il presidente Bill Clinton aveva usato l’appoggio della Nato e il fondamento logico di tutelare una popolazione vulnerabile per giustificare 78 giorni di incursioni aeree”. Secondo quanto riferito da rappresentanti dell’amministrazione il Kosovo è stato uno dei temi discussi durante gli incontri alla Casa Bianca sulla Siria. Le autorità stanno discutendo se un attacco militare possa avere conseguenze involontarie, destabilizzare i paesi vicini come il Libano per esempio, o determinare ingenti flussi di rifugiati in Giordania, Turchia ed Egitto. “E’ un passo troppo lungo sostenere che stiamo predisponendo le giustificazioni legali per un intervento, dal momento che il presidente non ha preso una decisione”, ha spiegato un importante funzionario dell’amministrazione americana, a condizione dell’anonimato, al New York Times, “ma il Kosovo, certo, è un precedente che in qualche modo è forse simile”.
La Marina Usa. Tra le opzioni sul tavolo degli analisti della Casa Bianca c’è solo un’azione con aerei e/o missili, mentre è escluso un intervento via terra. La Marina americana ha annunciato che rafforzerà la propria presenza nel Mediterraneo a causa della situazione siriana. In arrivo la nave da guerra USS Mahan che porterà a quattro le navi in grado di lanciare missili contro la Siria.
Commenti recenti