NAPOLI – «Il Vesuvio erutterà di sicuro». Non lascia molte vie di scampo il più importante vulcanologo giapponese Nakada Setsuya che si trovava in Italia per la XII conferenza mondiale dei geoparchi di Ascea, nel Cilento. «Gli italiani – ha continuato il professore di geologia della Tokyo University – farebbero meglio a parlarne e a prepararsi, così da avere un piano per gestire la situazione».
MASSIMO ESPERTO – Quello che da molti è considerato il massimo esperto di terremoti e di vulcani non sembra avere dubbi. Unico tassello mancante del puzzle è la tempistica. «Anche se non si può prevedere quando è importante ricordare che è un vulcano attivo e non dormiente». E sarebbe proprio nell’impossibilità di prevedere un tale evento catastrofico con un certo anticipo il principale problema. Il professor Nakada ha spiegato che i segnali da cui guardarsi sono gli ovvi sbuffi e eventuali rigonfiamenti del terreno che potrebbero preannunciare movimenti del magma. C’è solo un problema. A volte trascorrono pochissime ore da questi «segnali» e l’eventuale eruzione. A raccogliere l’allarme i Verdi ecologisti. «Tutto il mondo – dichiara il responsabile regionale Francesco Emilio Borrelli – è preoccupato e lancia allarmi per i vulcani del napoletano. Solo la Protezione Civile nazionale continua a dormire sogni beati rinviando di anno in anno il piano dei Campi Flegrei e non aggiornando quello del Vesuvio. Una condotta a nostro avviso scellerata che pagheranno sicuramente le popolazioni del vesuviano e dei Campi Flegrei. Semplicemente non sappiamo a quale generazione toccherà pagare il conto».
LE DUE «ZONE ROSSE» – Appena 2 mesi fa la Regione campania sul Bollettino ufficiale ha ufficialmente ampliato i confini della cosiddetta «zona rossa», ovvero il comprensorio dei Comuni a rischio in caso di eruzione. Le zone diventano di fatto 2. Perciò da mezzo milione è passato a 700mila il numero da persone da evacuare in caso di risveglio dell’attività vulcanica.
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