È ripartita dalla Sardegna la ricerca delle due gemelline svizzere,Alessia e Livia Schepp, di cui si sono perse le tracce il 30 gennaio 2011, qualche giorno prima che il loro padre, Matthias Schepp, si gettasse sotto un treno nella stazione di Cerignola, in Puglia. L’uomo non accettava la separazione dalla moglie italiana, Irina Lucidi. Lo rivela il quotidiano L’Unione sarda, spiegando che la speranza di ritrovarle in vita si è riaccesa ad agosto, quando un avvocato sardo è andato in Procura a Cagliari a raccontare informalmente quanto gli aveva confidato un cliente.
IL RACCONTO SENTITO IN CARCERE – L’uomo ha riferito al suo avvocato che in galera ha sentito che Alessia e Livia sarebbero vive e «a giugno erano tenute in un campo rom» in Sardegna. L’avvocato avrebbe indicato ai magistrati con precisione dove potevano essere le bambine, riferendo nel dettaglio quanto il suo assistito avrebbe orecchiato in carcere da un gruppo di nomadi detenuti. La Dda cagliaritana ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato e senza indagati e affidato l’indagine ai carabinieri del Ros.
IL BLITZ ALL’ALBA – Fino all’ordine del blitz, scattato, secondo il quotidiano sardo, all’alba di mercoledì in un campo rom tra la province di Oristano e Nuoro. Di Livia e Alessia però non è stata trovata nessuna traccia ma le indagini proseguono.
LA FUGA E IL PASSAGGIO IN CORSICA – Non è un caso che la speranza si sia riaccesa in Sardegna: le polizie svizzere, francesi e italiane hanno accertato che Matthias Schepp, con le due bimbe a bordo della sua Audi A6, si era diretto in Francia. Da Marsiglia, ma la ricostruzione è parziale, aveva acquistato tre biglietti per arrivare in Corsica, a Propriano, con un traghetto. A Marsiglia venne ripreso da una telecamera in un parcheggio, ma era solo. Era il 31 gennaio del 2011. La mattina dopo un testimone riferì di averlo visto con le due bambine e una donna con cui l’uomo aveva discusso animatamente. La Corsica è distante appena 6,5 miglia dalla Sardegna. La speranza è che Schepp abbia risparmiato le bimbe – che in una lettera diceva di aver ucciso – affidandole a qualcuno che le ha poi portate in Sardegna.
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