M. Antonietta Calabrò per “Corriere della Sera”
Lunedì scorso, 23 settembre, sono partite dallo Ior le prime 900 lettere di richiesta chiusura conto per clienti con i quali l’Istituto per le opere di Religione non intende più avere rapporti. Clienti che evidentemente non hanno superato il vaglio dei controlli di cui a partire dalla fine di maggio (quindi poco più di tre mesi) è stata incaricata la società di consulenza Promontory, leader mondiale dell’antiriciclaggio. Si tratta di un numero molto alto, considerando che a fine 2012 i conti aperti presso lo Ior erano circa 19 mila. E che l’opera di «ripulitura» di tutti i conti è lungi dall’essere completata.
In particolare lo Ior si avvia a chiudere tutti i conti detenuti da ambasciate straniere accreditate presso la Santa Sede. Su 180 missioni diplomatiche, almeno una ventina hanno conti presso lo Ior, e ne hanno diritto non solo l’Ambasciatore, ma anche i numero due e tre della missione. La chiusura avverrà in seguito ai sospetti suscitati dal deposito e dal ritiro di grosse somme di denaro in contante da parte delle missioni diplomatiche di Iran, Iraq e Indonesia.
È stato invece già chiuso il conto della Siria. Il 5 luglio 2012, Wikileaks, il sito di Julian Assange che ha pubblicato una enorme mole di documenti riservati del governo americano, ha messo in rete tra i cosiddetti Syria file alcuni documenti intestati al «banquero de Dio», relativi ad alcune forniture di sistemi di comunicazione ad uso civile e militare.
L’Aif, l’ente di controllo delle finanze vaticane, che ha esaminato le transazioni sospette del 2011, ritiene che i giustificativi forniti dalle ambasciate di Iran, Iraq ed Indonesia siano troppo vaghi o sproporzionati rispetto alle cifre in gioco – fino a 500.000 euro alla volta. Ora le autorità vaticane vogliono ridurre il rischio che lo Ior possa essere uno strumento non solo per il riciclaggio di denaro ma anche il finanziamento del terrorismo.
Al di là degli episodi specifici, la chiusura, in generale, dei conti delle ambasciate sarà probabilmente una delle raccomandazioni dell’ampia revisione ordinata dallo stesso Papa Francesco sulla banca, condotta dalla speciale Commissione referente sullo Ior, nominata a giugno, e presieduta dal cardinale Farina.
Oggi intanto l’Istituto che gestisce circa 7,1 miliardi di euro e il cui ruolo è quello di mettere a frutto i fondi per conto di ordini religiosi, enti benefici cattolici, impiegati vaticani e altre istituzioni cattoliche, metterà on line i dati del bilancio 2012 in coincidenza con l’inizio delle riunioni il G8 dei cardinali che Papa Francesco ha costituito come suoi consiglieri in vista della riforma della Curia. Si tratta di dati in gran parte noti, come ad esempio il fatto che l’utile netto del 2012 è stato pari a 86,6 milioni di euro.
La novità, invece, è che la semestrale del 2013 esaminata dal board del 18 settembre, è negativa e per far fronte a questa situazione gli utili dell’anno scorso sono stati solo in parte (50 milioni) messi tra gli attivi del bilancio della Santa Sede, approvato a luglio. Il rimanente è restato (36,6 milioni) a disposizione del Papa presso lo Ior per far fronte a un bilancio che non si preannuncia positivo quest’anno e a rilevanti impieghi straordinari come il prestito infruttifero di circa 12 milioni di euro che servirà a coprire l’esposizione con le banche creditrici della Diocesi di Terni.
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