Washington e Londra spiano anche noi

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I documenti del caso Snowden rivelano che l’intelligence inglese, in collaborazione con quella americana, attinge i dati personali (telefonate, mail, Internet) da tre cavi sottomarini usati per le comunicazioni nel nostro Paese. Non è chiaro se le informazioni, in base agli accordi, possono poi finire in mano anche ai servizi italiani

banner_espressodi Stefania Maurizi

AGGIORNAMENTO 21 OTTOBRE: A cinquantuno giorno dalle rivelazioni del nostro giornale secondo cui, stando ai file top secret di Edward Snowden, i servizi inglesi del GCHQ spiano le comunicazioni italiane attraverso i cavi sottomarini a fibra ottica Fea, SeaMe3, SeaMeWe4 nell’operazione top secret “Tempora”, in collaborazione con la potentissima agenzia americana Nsa, il quotidiano “Le Monde” rivela che la NSA spia anche le comunicazioni francesi. Lo scoop di Le Monde ha immediatamente innescato una tempesta politica. In Italia, invece, è il silenzio assoluto: a quasi due mesi dall’articolo de l’Espresso, il Comitato parlamentare per il controllo dei servizi segreti, Copasir, deve ancora esaminare la questione e, a quanto ci risulta, non un solo politico italiano ha chiesto spiegazioni al governo: è un caso unico in Europa. Perché questo silenzio assoluto della politica e del governo italiano?

Spiata anche l’Italia. Telefonate, e-mail, Facebook, navigazione Internet.

A quasi tre mesi dall’esplosione dello scandalo innescato dai documenti top secret fatti filtrare da Edward Snowden, il trentenne contractor della National Security Agency (Nsa) che ha rivelato i programmi di intercettazione di massa della più grande, la più potente e la più tecnologicamente avanzata agenzia di spionaggio che il mondo abbia mai conosciuto, “l’Espresso” ha ottenuto informazioni esclusive sulle intercettazioni che riguardano l’Italia e che sono contenuti nei file di Snowden.

Dalle informazioni in possesso de “l’Espresso” risulta che i documenti dell’ex contractor lasciano emergere una serie di nomi dei cavi sottomarini a fibra ottica intercettati dai servizi inglesi del Gchq, il Government Communications Head Quarter, omologo britannico della Nsa e che con la Nsa ha una relazione speciale di collaborazione e condivisione dei dati.

Tra i cavi intercettati dal Gchq ce ne sono tre che interessano l’Italia e che permettono quindi di accedere ad alcuni dei dati più personali degli italiani: quelli delle loro interazioni sociali attraverso le comunicazioni telefoniche e via Internet.

Il nostro governo e i nostri servizi di intelligence ne sono informati? E che ruolo svolgono in queste operazioni, ammesso che ne svolgano uno?

Dai documenti top secret, emerge anche che l’Italia ha un accordo di terzo livello (“third party agreement”) con il Gchq. E, come spiega a ‘l’Espresso’ l’ex senior executive della Nsa, Thomas Drake – che ha visto nascere il programma di sorveglianza di massa dell’Agenzia subito dopo l’11 settembre ed è stato messo in condizioni di lasciare la Nsa non appena ne ha denunciato gli abusi – «questo tipo di accordi [third party agreement, ndr] sono collaborazioni tra Stati Uniti o Inghilterra e i servizi di intelligence del paese partner nell’accordo. Di norma, prevedono la condivisione delle informazioni di intelligence e intese per accedere ad esse».

Lo scandalo Nsa.
Tutto è iniziato nel giugno scorso, quando per la prima volta il quotidiano inglese “Guardian” e quello americano “Washington Post” hanno iniziato a pubblicare in esclusiva mondiale i documenti consegnati da Snowden al giornalista Glenn Greenwald, alla documentarista Laura Poitras e alla redazione del Guardian. Decine di migliaia di file top secret scaricati dai database blindati della Nsa.

Solo per i documenti riguardanti il Gchq si parla di 50 mila file segretissimi, che la settimana scorsa il quotidiano londinese è stato costretto a distruggere sotto la pressione legale dello stesso Gchq.

Ovviamente tutto quello che i servizi inglesi hanno potuto fare è stato di ordinare al ‘Guardian’ la distruzione di una copia del materiale, perché gli archivi digitali sono riproducibili all’infinito e da un file se ne possono ricavare migliaia identici.

Quanto a Edward Snowden, invece, si trova in Russia, dove ha ottenuto asilo temporaneo per un anno, dopo che gli Stati Uniti, cancellandogli il passaporto, gli hanno impedito di volare in America Latina, e dopo che tutti i paesi europei a cui aveva chiesto asilo glielo hanno rifiutato.

‘L’Espresso’ ha appreso che Snowden aveva seriamente sperato nella possibilità di ottenere asilo dall’Ecuador, come avvenuto per il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. A distanza di due mesi dal volo che lo ha portato in Russia, WikiLeaks continua ad assisterlo, attraverso Sarah Harrison, che lo ha accompagnato nel viaggio da Hong Kong a Mosca e nella lunga permanenza all’aeroporto in attesa di conoscere il suo destino. L’Espresso ha interpellato uno dei massimi esperti mondiali in tema di Nsa, l’americano James Bamford, per chiedergli una valutazione delle rivelazioni di Snowden e un’opinione su quali sono i rischi che, ancora oggi, pendono sulla testa del giovane ( qui l’intervista a Bamford ).

Ventimila leghe sotto i mari.
Sono le grandi arterie delle comunicazioni del pianeta. «Oltre il 99 percento delle comunicazioni intercontinentali di tutto il mondo avviene grazie ai cavi sottomarini in fibra ottica», ci spiega Alan Mauldin di “Telegeography”, azienda leader nel settore delle consulenze e della ricerca per il mercato delle telecomunicazioni, con sede in California e a Washington.

Se aprite la mappa mondiale dei cavi sottomarini curata da Telegeography (www.submarinecablemap.com .) potete seguire la grande ragnatela disegnata da queste “autostrade” e capire come la Sicilia sia una tessera fondamentale del mosaico, al centro di snodi cruciali per le comunicazioni tra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia, vista la posizione strategica unica della Sicilia nel Mediterraneo.

Che tipo di informazioni transitano su questi cavi? Quelle più delicate: telefonate, e-mail, traffico Internet, incluso ogni sito che visitiamo ogni giorno, navigando sul web, e ogni interazione su social network come Facebook.

Come ha efficacemente sintetizzato un esperto come Andy Mueller Maguhn nel libro di Julian Assange “Internet è il nemico” (Feltrinelli, 2013), Google sa di noi molto di più di quello che noi stessi sappiamo, perché nessuno di noi ricorda «quello che abbiamo cercato sul web due anni, tre giorni e 4 ore fa, mentre Google lo ricorda».

L’operazione top secret con cui il Gchq intercetta i cavi sottomarini a fibra ottica prende il nome di “Tempora” ed è stata rivelata per la prima volta dal ‘Guardian’ grazie ai file di Snowden che hanno permesso anche di raccontare come l’anno scorso, ad esempio, il Gchq sia stato in grado di ‘succhiare’ da questi cavi ben 600 milioni di telefonate al giorno, informazioni intercettate e conservate al massimo per un mese, in modo da consentire al Gchq di analizzarle.

Mai, però, erano emersi i nomi delle strutture che interessano l’Italia.

I cavi sottomarini intercettati dal Gchq e che trasportano, tra le altre, anche le comunicazioni italiane, sono:

SeaMeWe3, ( www.seamewe3.com ), lungo 39 mila chilometri (quasi la circonferenza della Terra all’equatore), che collega Europa, Asia e Medio Oriente, e che in Europa ha cinque nodi, tra cui uno in Sicilia, a Mazara del Vallo;

SeaMeWe4 ( www.seamewe4.com ), 20 mila chilometri, collega Europa, Nord Africa e Asia e sul territorio europeo ha due nodi: uno a Palermo e l’altro a Marsiglia, in Francia;

infine, il Flag Europe Asia o Fea ( www.submarinecablemap.com ), 28 mila chilometri, che collega l’Europa al Giappone attraverso Medio Oriente e India e che in Europa ha tre nodi, di cui uno a Palermo.

Le grandi arterie sottomarine giocano solo un ruolo nelle comunicazioni internazionali? Oppure trasportano anche telefonate, e-mail, traffico internet che avviene all’interno dei confini dell’Italia?

A rispondere è Thomas Drake: «I cavi sottomarini giocano un ruolo sia nelle comunicazioni interne di un paese sia in quelle internazionali», chiarisce Drake, «aziende come Glimmerglass ( www.glimmerglass.com ) e altre simili permettono di reindirizzare il flusso delle comunicazioni via fibra ottica. Questo significa che si possono prendere le comunicazioni interne di un Paese e reindirizzarle sui cavi sottomarini internazionali e viceversa».

Dunque la tecnologia ha reso obsoleta la distinzione tra comunicazioni internazionali e nazionali, rendendo entrambe un obiettivo alla portata delle agenzie di intelligence come Nsa e Gchq.

Mentre il cavo Fea risulta di proprietà della multinazionale Reliance Globalcom, i cavi SeaMeWe3 e SeaMeWe4 appartengono a grandi consorzi internazionali in cui sono presenti varie compagnie telefoniche, tra cui l’italianaTelecom Italia Sparkle, l’azienda del gruppo Telecom Italia finita al centro di uno scandalo per un presunto e colossale riciclaggio da due miliardi di euro, che ha coinvolto personaggi inquietanti come Gennaro Mokbel.

Sparkle è a conoscenza dello spionaggio del Gchq sui cavi SeaMeWe3 e 4? E come società collabora con i servizi inglesi per rendere possibili le operazioni?

Secondo un esperto come James Bamford, fino a quando le comunicazioni viaggiavano via satellite, le operazioni di intercettazione a fini di spionaggio non richiedevano una straordinaria sofisticazione tecnologica. I segnali percorrevano l’etere e accedervi non richiedeva chissà quali insormontabili difficoltà. Con il passaggio alla fibra ottica dei cavi sottomarini e sotterranei, però, tutto è cambiato: «Intercettare i cavi a fibra ottica è difficile», ci spiega Bamford, « è molto più semplice ordinare alle aziende telefoniche americane come la AT&T di collaborare con le operazioni e stringere una serie di accordi con le compagnie non americane in giro per il mondo».

Alcuni dei nomi delle aziende che, secondo i documenti di Edward Snowden, collaborano segretamente con il Gchq nell’operazione di intercettazione dei cavi sottomarini sono stati pubblicati dal quotidiano tedesco ‘Suddeutsche Zeitung’ e ripresi dal Guardian. Ma questo tipo di informazioni è così segreto che nei file si fa riferimento alle compagnie solo usando i nomi in codice, mentre l’unità del Gchq che si occupa di tenere i rapporti con esse prende il nome di ‘sensitive relationship team’ (team che gestisce i rapporti sensibili).

Appena lo scandalo Nsa è esploso, uno dei due giornalisti che ha fatto scoppiare il caso, Glenn Greenwald, ha dichiarato a ‘l’Espresso’ che molti paesi europei, inclusa l’Italia, sono spiati.

Le dichiarazioni di Greenwald, però, sono completamente cadute nel vuoto: nessuna reazione da parte delle istituzioni italiane, che come quelle di altri paesi d’Europa si sono affrettate a negare l’asilo a Edward Snowden.

Il silenzio del governo italiano è frutto dell’imbarazzo o della complicità?

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