Disoccupazione, la Sardegna perde altri 42mila posti di lavoro

disoccupazione lavoroNuovo record negativo nel terzo trimestre 2013: – 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno

di Andrea Di Stefano

banner_nuova_sardNuovo record negativo, nuovo allarme e polemiche ma la corsa della disoccupazione in Italia sembra sempre più inarrestabile mentre per la prima volta dal febbraio 2011 si registra un lievissimo calo nell’Eurozona (dal 12,2 al 12,1%). Ieri l’Istat ha certificato anche ad ottobre un tasso di senza lavoro record (12,5%) pari a 3 milioni 189 mila, oltre 287 mila in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno con un incremento del 9,8%, il massimo dal 1977. Balzo in avanti del tasso di disoccupazione dei 15-24enni, al 41,2%, in aumento dello 0,7% rispetto al mese precedente e di 4,8 punti nel confronto tendenziale. Il tasso di inattività dei giovani tra i 15 e 24 anni, pari al 73,2%, sale dello 0,1% nell’ultimo mese e di 1,8 punti nei dodici mesi portando l’esercito dei giovani senza lavoro a quota 663 mila.

Pesante, ancora una volta, il dato della Sardegna che nel terzo trimestre 2013 ha perso altri 42mila posti e va a – 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri che hanno portato la presidente della Camera a dichiarare che «la disoccupazione giovanile è una delle emergenze più gravi del nostro Paese e ritengo che si debba fare qualsiasi cosa per dare delle possibilità ai giovani di credere nel futuro». «Bisogna investire nell’occupazione giovanile – ha detto Laura Boldrini – sgravare le aziende che assumono i giovani, così come bisogna aiutare quelle che vogliono investire in ricerca e innovazione, perché vuol dire investire sulla ripresa del Paese».

Di fronte a numeri così pesanti non poteva passare inosservato il duro botta-risposta tra il ministro del Lavoro e il presidente di Confindustria. Giovannini, dopo aver sottolineato che i dati non sono sorprendenti, ha insistito nel dire che «la caduta dell’occupazione si è arrestata e questo potrebbe essere un segnale di una possibile inversione ciclica che speriamo avvenga nei prossimi mesi» provocando la reazione quasi stizzita di Squinzi. «Beato lui», ha sbottato il presidente di Confindustria ma tutte le parti sociali non hanno gradito il tono del ministro. «Non è comprensibile l’ottimismo di Giovannini in assenza di scelte straordinarie» ha affermato la segretaria nazionale della Cgil, Serena Sorrentino.

Il dato sulla drammatica situazione del lavoro si è incrociato ieri con una nuova pesante frenata dei prezzi al consumo. A novembre in Italia il tasso annuo di inflazione è crollato allo 0,6%, con diverse città sotto zero, mentre nell’area euro è salito allo 0,9%, in aumento rispetto allo 0,7% di ottobre e la commissione europea, con una certa soddisfazione, ha commentato che «il rischio di deflazione è remoto nell’attuale situazione». La frenata dei consumi in Italia è così rilevante che anche l’inflazione del cosiddetto carrello della spesa, ovvero dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, a novembre risulta in flessione dello 0,1% sul mese precedente, bloccando il dato annuale allo 0,8%. A completare il quadro negativo l’incremento degli “scoraggiati” e la pesante flessione anche dei precari. Nel terzo trimestre del 2013, infatti, più di un disoccupato su due cerca lavoro da un anno o più: l’incidenza della disoccupazione di lunga durata è salita dal 53,5% del terzo trimestre 2012 all’attuale 56,9%.

Anche il lavoro precario, che l’Istat definisce “atipico”, subisce un nuovo calo, il terzo consecutivo: nel terzo trimestre del 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 624 mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno).

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