Sulla cassetta postale di metallo che quest’uomo tiene in mano, senza sorridere all’obiettivo, il nome non si legge più. Era la cassetta delle lettere di casa sua, affissa accanto al portone in una delle strade di Olbia. Prima che l’alluvione spazzasse via tutto. Il suo volto e quello di altri 15 alluvionati è apparso questa notte sui cartelloni delle strade della città sarda che il 18 novembre 2013, assieme a metà della regione, è stata sommersa da un fiume d’acqua. Tre ore in cui la realtà si è capovolta e una tragedia consumata. Lasciandosi alle spalle 16 morti. Il progetto Exposed è un tentativo di riportare a galla dal fango i volti e le vite di chi è rimasto a ricostruire. Sedici storie, quante le vittime del disastro, che si raccontano con uno sguardo o un oggetto, tenuto in mano come un simbolo, sia di ciò che si è perso, sia di quello che si deve riconquistare. Il progetto è nato dall’idea di un fotografo e artista, che ha deciso di rimanere anonimo, ed è cresciuto online grazie alle donazioni di amici e colleghi. Grazie alla loro generosità e partecipazione ha messo insieme il denaro per far stampare 200 manifesti e, con una squadra di volontari, hanno affisso la nuova ‘pubblicità’ in dieci luoghi tra i più frequentati, da viale Friuli al Lungomare, allo stadio. In via Roma, in corso D’Annunzio e corso Umberto. Questa battaglia notturna di ‘guerrilla art’, documentata da fotografi e videomaker, è stata fin troppo breve. Gli stessi cittadini coinvolti e ritratti nel progetto raccontano, indignati, che presto al mattino gli operai della società di affissione del Comune hanno strappato via i manifesti, forse perché affissi senza permesso. Le immagini però circoleranno, soprattutto online, come una domanda insistente che attende una risposta sul futuro di questa terra ferita
di Matteo Marini
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