Julian Assange è finito in un vicolo cieco giudiziario, un paradosso che non lascia scampo. La Corte d’appello di Stoccolma ha rigettato ieri la richiesta degli avvocati del fondatore di WikiLeaks di revocarne il mandato d’arresto. E ora, se Assange osasse mettere piede fuori dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove si è autoesiliato da due anni, verrebbe immediatamente prelevato da Scotland Yard – che staziona in pianta stabile di fronte all’ambasciata dal 2012 – ed estradato in Svezia. Il caso va avanti dall’agosto 2010. Un mese prima WikiLeaks aveva iniziato a rendere pubblici gli «Afghan War Logs», i documenti classificati sulla guerra in Afghanistan. Sono i giorni in cui i file segreti dalle ambasciate americane in tutto il mondo mettevano in imbarazzo Capi di Stato e cancellerie. A maggio era scattata la denuncia contro l’analista dell’intelligence Usa Bradley Manning – condannato poi a 35 anni di carcere – per aver passato ad Assange una serie di file top secret tra cui il video «Collateral Murder».
Ad agosto Assange, l’uomo che ha svelato i segreti degli apparati militari e diplomatici di mezzo mondo, si trova in Svezia per una serie di conferenze. Due mesi dopo la procura di Stoccolma ne ordina l’arresto. L’accusa è di stupro. Due donne svedesi lo hanno denunciato per violenza sessuale: hanno avuto rapporti consenzienti, ma Assange non ha usato il preservativo, come entrambe avevano richiesto. E per la legge svedese questa omissione è configurabile come stupro. Da allora, da quattro anni, la procura ne richiede l’arresto e l’estradizione. Non per incarcerarlo, visto che Assange non è ancora stato incriminato, ma per interrogarlo, dal momento che le indagini del pubblico ministero Marianne Ny sono ancora nelle fasi preliminari. Per questo – in quello che gran parte dell’opinione pubblica svedese bolla come «circo giudiziario» – la Corte d’appello boccia sì la richiesta degli avvocati, ma critica la procura «che non ha trovato strade alternative» e che «non ha ancora superato» la fase preliminare delle indagini. Sarebbe a dire che forse, visto anche l’avallo e il supporto del governo inglese, i pubblici ministeri potrebbero andare a interrogarlo a Londra.
Assange si è sempre opposto all’estradizione in Svezia ordinata da Marianne Ny, convinto che questo sia, in realtà, solo il primo passo verso l’estradizione negli Stati Uniti dove, dal 2010, è in corso un’indagine del Grand Jury sulla pubblicazione dei documenti segreti del governo americano. Uno degli avvocati di Wikileaks, Per Samuelson, ha annunciato che il prossimo passo sarà quello di presentare un nuovo appello alla Corte suprema svedese. Il prossimo passo di Assange, invece, sarà quello di divulgare presto nuovi file segreti.
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