Temuti in India, gli esiliati monaci Aghori di Varanasi banchettano con carne umana, masticano teste di animali, bevono da teschi, risiedono nei luoghi di cremazione e meditano sopra ai cadaveri, in cerca di illuminazione spirituale.
Queste incredibili foto sono state scattate dal fotografo italiano Cristiano Ostinelli, che ha trascorso del tempo con questa tribù per comprenderne lo stile di vita, e spiega: «Sono avvolti dal mistero e gli indiani li temono. Credono che possano predire il futuro, fare profezie maligne e camminare sulle acque».
I monaci usano una combinazione di marijuana, alcol e meditazione per raggiungere uno stato di disconnessione che li porti più vicino al dio Shiva. Immergersi senza pregiudizio in ciò che altri ritengono inquietante o tabù, è per loro un modo di trascendere e di accettare la transitorietà del corpo.
Quella degli Aghori è la più estrema delle sette di sâdhu, fondata da Baba Kinaram, un asceta del XVIII secolo che si dice abbia vissuto fino a 170 anni. Contrariamente agli altri asceti e alla grande maggioranza degli indù, non sono vegetariani e consumano alcool. Vanno in giro nudi o coperti da un panno di lino.
Gli si attribuiscono delle abitudini di impurità assoluta, come il consumo di carne in decomposizione, dei loro stessi escrementi e della loro urina, e l’unione sessuale con prostitute durante il ciclo mestruale. Amano circondarsi di simboli di morte, in particolare di crani umani che utilizzano come recipienti per bere e come strumenti rituali.
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