di Alessandro Proietti
È stata definita a tutti gli effetti “una vittoria decisiva e storica” contro una delle multinazionali colombiane più conosciute nella raccolta del gas, la Ecopetrol. Gli indigeni U’Wa, che vivono nel nord-est della Colombia, negli ultimi 20 anni si erano battuti per la chiusura e la dismissione dei pozzi di raccolta di gas nei loro territori. Nel febbraio scorso, il Consiglio della tribù colombiana aveva denunciato l’arrivo di “una valanga di macchinari pesanti e un numero crescente di soldati” presso il sito Magallanes, destinato, secondo Ecopetrol, all’estrazione di gas naturale. Dopo una serie di pesanti affermazioni e azioni eclatanti, da parte degli U’wa, la multinazionale ha deciso di sospendere definitivamente le operazioni, nonostante avesse annunciato una parziale retromarcia già nel gennaio scorso.
“Siamo molto felici del risultato raggiunto – ha detto al Guardian il vice-presidente dell’Associazione degli U’Wa, Heber Tegria Uncaria –, dopo 20 anni di battaglia e grazie all’aiuto dei media e delle agenzie di supporto nazionali ed internazionali. I vertici di Ecopetrol – ha aggiunto – sono stati intelligenti a prendere questa decisione, anche perché conoscono la nostra tribù e sanno che non avremmo smesso di combattere”. La storica decisione della Ecopetrol, di ritirarsi e rispettare i territori di insediamento di una tribù locale, potrebbe spalancare la porta alle altre etnie locali del Sud America, che da anni lottano contro lo sfruttamento delle materie prime a danno dell’ambiente e delle popolazioni che ci vivono. La decisione di Ecopetrol arriva anche dopo gli accordi fatti dal governo locale con i guerriglieri delle Farc a Cuba, nel rispetto dei diritti umani e delle comunità indigene.Ecopetrol, tuttavia mantiene la sua “licenza ambientale” nella zona di Magallanes, con l’azienda che ha definito “temporanea” la decisione di sospendere le estrazioni, “continuando ad esplorare la zona, nel rispetto degli accordi presi con gli U’Wa”. La zona di Magallanes è vasta circa 220.000 ettari e ciclicamente è minacciata da concessioni di perforazioni minerarie. L’oleodotto Cano Limon-Convenas è stato attaccato centinaia di volte, mentre infuria lo scontro tra guerriglieri, paramilitari e l’esercito colombiano.
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