Ovidio è il portabandiera di una Sardegna che si ribella

la nuova sardegnaResort di Malfatano: l’allevatore Ovidio è pronto all’ultima battaglia

Il primo dicembre 2015 la Cassazione decide sulla sorte del complesso turistico a due passi dalla spiaggia di Tuerredda bloccato dal tenace Ovidio Marrasdi
di Mauro Lissia

CAGLIARI. L’appuntamento è per il primo di dicembre: quel giorno le sezioni unite della Corte di Cassazione civile diranno al massimo grado dell’autorità e della giurisdizione se Ovidio Marras, l’anziano allevatore che ha fermato l’avanzata del cemento dorato sulla spiaggia di Tuerredda e nel compendio di Malfatano, potrà dire di avercela fatta e potrà seppellire definitivamente le armi del diritto. La Sitas dei grandi finanzieri e delle banche gli ha sottratto lo stradello storico che serviva il furradroxiu di famiglia, ha violato il luogo della sua nascita e della sua vita da eremita felice nascondendolo coi mattoni di un resort a cinque stelle.

Ma lui, rifiutate proposte milionarie, ha pensato che raggiunti gli ottant’anni quanto aveva gli bastava: mettere in salvo i ricordi, denaro e ricchezze lasciamoli ad altri. Cinque anni fa la sua storia e la sua immagine di uomo scolpito nel paesaggio di Teulada ha fatto il giro del mondo: eroe di una resistenza fondata su pace e silenzio, Ovidio è diventato suo malgrado una star. Ma al di là del successo mediatico, effetto di un’igiene etica da brividi, l’uomo di Malfatano ha vinto una dopo l’altra tutte le battaglie giudiziarie.

Il tribunale di Cagliari ha accolto i suoi ricorsi e ha ordinato all’impresa di demolire la gran parte del nascente resort, quella che grava impunemente sul percorso originario dello stradello. Gli avevano proposto di deviarlo pagandogli il sacrificio in denaro sonante, Ovidio ha risposto di tenersi i soldi: quella era la strada di casa e quella doveva ritornare. Quando poi è arrivata Italia Nostra a difendere Ovidio e il paesaggio meraviglioso destinato ai metri cubi della Sitas, la vittoria è stata completa: prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno sentenziato l’illegittimità del progetto e i bulldozer hanno dovuto ritirarsi. Nel frattempo Ovidio non s’è mosso dalla sua culla verde: gli hanno ammazzato i cani e i gatti, ha ricevuto avvertimenti e qualche oscura minaccia, troppo alti gli interessi su quel sito da sfruttare.

Ma il sole di Tuerredda l’ha mantenuto forte, sicuro che l’avanzata dei «padovani» – come continua a chiamarli – andasse arrestata secondo giustizia. Adesso ha ottantacinque anni e il tempo non ha fatto dimenticare la sua battaglia: ogni post che rimanda a Ovidio Marras diventa virale, la sua figura affascina e raccoglie solidarietà, Ovidio è il portabandiera di una Sardegna che si ribella davvero alla nuova colonizzazione fatta di mattoni ad alto valore aggiunto, quelli che massacrano il paesaggio per dar luogo a fantomatiche occasioni di lavoro. Così è facile prevedere che i prossimi passaggi della sua guerra solitaria avranno l’eco che meritano.

Ma che cosa potrà accadere, che incida sull’eremo di Ovidio e sulla costa di Teulada? Qualche aggiornamento per capire. Vinti i ricorsi sulla proprietà dello stradello storico, il vecchio Marras attende la conclusione della causa di merito, che darà a lui e alla Sitas il verdetto finale. Con due ordinanze a favore, l’esito è quasi scontato. Ma soltanto quando arriverà la sentenza Ovidio potrà metterla in esecuzione e ottenere senza più rischi la demolizione del resort di Tuerredda, oggi deserto e abbandonato.

C’è poi il fronte giudiziario, che riguarda la legittimità dell’intervento immobiliare: Italia Nostra ha vinto i due gradi di giudizio amministrativo perchè la Via – la valutazione d’impatto ambientale – è stata eseguita in sei parti e non sul complesso del progetto, come prevedono le norme. Ma Sitas – che è stata messa in liquidazione – ha giocato l’ultima carta e si è rivolta alla Cassazione civile, che può esaminare solo le questioni di giurisdizione e dovrà esprimersi sull’eccesso di potere che i legali dell’impresa contestano ai magistrati di Palazzo Spada.

La decisione inappellabile arriverà forse già il primo dicembre 2015. Se le ultime due pronunce daranno ragione a Ovidio e a Italia Nostra il paesaggio di Malfatano sarà salvo e sarà merito soprattutto di quell’allevatore ossuto, meravigliosamente

testardo, che si è messo di traverso per fermare una forza finanziaria apparentemente destinata a schiacciarlo. Un esempio da seguire, in una Sardegna spesso china e accondiscendente rispetto ai portatori di investimenti e ai loro progetti di devastazione.

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