DISCUTIAMO DEL LAVORO CHE NON C’E’

Schermata 2014-01-29 a 10.38.06Le mie idee sul Lavoro che non c’è- 2 puntata
Gli stereotipi con cui si affrontano i problemi del lavoro che si perde e del lavoro che non c’è, non sono da tempo immemorabile, assolutamente sufficienti a lenire in alcun modo le ansie e la disperazione della gente che, per l’appunto, perde o cerca un posto per sopravvivere al bisogno. Da un lato siamo il Paese che a questo titolo regala delle continue sovvenzioni all’impresa, che, pur gravata come tutti i cittadini, di gabelle e tasse insopportabili, di quando in quando viene foraggiata con misure (maggiori detrazioni, imposte ridotte, contributi a vantaggio della nuova occupazione)che dovrebbero garantire qualche vantaggio in termini di nuovo lavoro, ma finiscono solo con l’alleviare il loro peso fiscale.
Nel contempo, la rigidità degli istituti contrattuali e, in minima parte, anche Statutari delle condizioni di impiego rendono complicato attuare qualsiasi riforma del mercato del lavoro e dell’aumento della occupazione, in termini efficaci e riformisti. Insomma, non è da oggi che, ci sia una forte dicotomia tra chi le garanzie le ha, magari limitate, magari in qualche caso eccessive, e chi, nel circuito virtuoso del posto di lavoro “sicuro”, non riesce ad entrare ora e non ci riuscirà in futuro, a meno di fuggire da questo Paese.
E quel che preoccupa maggiormente, non è tanto che le cose siano messe in questo modo. Il vero dramma è che nonostante tutti lo sappiano, nessuno interviene e quando si prova a farlo, lo si fa in maniera becera, populista, con strumenti arcaici ed inefficaci ed, alla fine, senza alcun risultato.
Mi spiego con un esempio: tutti sappiamo che fra qualche lustro, le nuove generazioni non potranno andare in pensione, perché non hanno mai lavorato. O meglio hanno lavorato quanto e più altri, ma l’hanno fatto senza continuità e con formule (cococo, cocopro o coco come diavolo volete chiamarle) che prescrivono regole contributive che non consentono di avere un “monte utile” per la futura pensione di anzianità.
Ma quello della pensione è solo l’effetto del problema di fondo che il Paese si deve porre con Urgenza. Il problema è che non si crea lavoro, per una serie di condizioni oggettive che, alla fine, NESSUNO vuole rimuovere. Perché non c’è coraggio e voglia di cambiare. Non le smuovono i governi, troppo impegnati a non scontentare nessuno e diventare impopolari. Non lo fanno i sindacati (ormai solo appannaggio dei propri privilegi e dei propri iscritti che sono ormai quasi soltanto pensionati, con la pensione sicura, e dipendenti pubblici, comunque e sempre intoccabili). Non lo fanno i partiti, neppure in tempi elettorali, ai lavoratori che stanno per essere espulsi dal lavoro perché chiudono le imprese, sono al massimo in grado di promettere una miserrima e pelosa ipocrita solidarietà.
Che serva qualcosa di diverso lo pensano, scusate lo pensiamo in molti. Come fare è un po’ più complicato, ma qualcuno dovrà pur incominciare a… rompere qualche bicchiere di cristallo, nella gioielleria dell’ineluttabile pesantezza di questa indecente Disparità Sociale.
Una Disparità che riguarda non solo i Ricchi e i Poveri, ma che anche tra i Poveri sembra aver selezionato e diviso senza scampo né alternativa, quelli di serie A da quelli di serie… senza speranza.
2-continua

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