La Tigre bianca: mutazione genetica della Tigre del Bengala

La Tigre bianca è una mutazione genetica proveniente dalla Tigre reale del Bengala (Panthera tigris tigris), conosciuta anche come Tigre indiana. Si tratta di un mammifero appartenente alla famiglia dei Felidae e rappresenta la seconda tigre in fatto di dimensioni, dopo la Tigre siberiana.

Il corpo della Tigre del Bengala può raggiungere, nel maschio, la lunghezza di 2,70-3,10 mt. inclusa la coda e un peso variabile dai 180 ai 260 kg. Le variazioni cromatiche del mantello portano a riconoscere:

Tigre bianca, quando il mantello è bianco con strisce nere e occhi azzurri. Avviene quando entrambi i genitori sono portatori del gene del mantello bianco;
Tigre bianca senza strisce, quando vi è l’assenza della maggior parte delle strisce e il mantello è quasi totalmente bianco;
Tigre golden, con mantello dorato.

L’habitat naturale consiste nelle praterie, foreste pluviali e tropicali, macchia e foreste umide. Qui la Tigre caccia in solitario nelle ore notturne, non ama la rivalità delle altre tigri sul suo territorio e, a questo proposito, lo marca con l’urina e lascia segnali sugli alberi, lacerando la corteccia con i possenti artigli.

La Tigre si ciba di mammiferi di taglia medio-grande, come buali, capre, cervi e cinghiali. Trascina discretamente la preda nei cespugli dove la consuma o la ricopre di foglie. La tecnica di caccia consiste negli agguati alle prede durante i loro abbeveraggi negli specchi d’acqua.

La Tigre, diffusa un tempo in tutta l’India, la Birmania, il Nepal, il Pakistan e il Bangladesh, oggi sopravvive in piccole aree dell’originario habitat. La minaccia prevalente che ha portato la tigre al pericolo di estinzione è dovuta al bracconaggio. Si stima che nel 1972 le Tigri presenti in India non superassero i 2000 esemplari. Per far fronte al pericolo di estinzione, sono nate diverse iniziative e progetti, fra cui il Project Tiger che ha portato (1989) il numero degli esemplari a 4334. Quest’ultima cifra è calata ancora, nel 1993, a 3750 esemplari.

Anche l’Italia partecipa ai programmi di salvaguardia. Il Parco Faunistico Le Cornelle, come molti altri, partecipa al progetto E.E.P. (European Endangered Specie Programme) che prevede la riproduzione degli animali in cattività per poi essere reintrodotti nel loro habitat naturale.

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